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27 febbraio 2013 3 27 /02 /febbraio /2013 22:52

images.jpgLa casa editrice Fazi ha dimostrato nel tempo di riuscire a cogliere i gusti dei lettori italiani come è avvenuto con “Cento colpi di spazzola”, con la saga di Twilight, e ora con “Stoner”. Qual'è il segreto? 

 

Per questi casi non ci sono ricette segrete, si tratta soprattutto di intercettare un gusto non ancora dichiarato, vedere in una storia ciò che un lettore potrebbe voler cercare nell'intrattenimento. Proporre, soprattutto, qualcosa di diverso dalla media, di inaspettato. A volte si parte con moltissimi dubbi e insicurezze, soprattutto quando la fortuna di un libro non è costruita con pesanti azioni di marketing, ma si innalza con il semplice ed entusiastico passaparola.

 

Ci parla della collana Le strade e di come si inserisce nel progetto Fazi; qual è il tratto caratteristico della collana?

 

La collana Le Strade è uno dei primissimi progetti della Fazi, si è partiti con un interesse spiccato

per la letteratura anglo americana e con la voglia di proporre sul mercato anche titoli dimenticati,

ottimi romanzi con una storia editoriale sfortunata. Con gli anni è diventata una collana di prestigio, includendo al suo interno grandi autori quali Gore Vidal, Paula Fox, Colm Toibin,

Tim Winton e poi Elizabeth Strout, Jacques Chessex, JohnBurnside e da ultimi Kevin Wilson e John Williams.

 

Stoner a noi è piaciuto molto per la pulizia della scrittura, per la vicenda che ruota tutta attorno al protagonista e per come egli affronta le situazioni che si trova a vivere. Un romanzo che sembra molto lontano da quanto mediamente viene proposto dall'editoria oggi, eppure è stato accolto molto bene dal nostro pubblico. Come è nata l'idea di riproporlo ( 1° edizione 1965)?

 

La Fazi ha sempre avuto un'anima volta a riproporre titoli non attuali e dunque l'attenzione verso le riproposte è parte integrante della nostra attività di ricerca. Stoner è arrivato in sordina, inviatoci da un'ottima casa editrice americana (New York Review Books) che ripropone sistematicamente vecchi classici. La lettura del romanzo è apparsa subito come qualcosa di molto potente perché nonostante i decenni trascorsi si tratta di una storia ancora viva, che il passare del tempo non ha intaccato: l'esistenza di Stoner è raccontata nella maniera più vera perché più impietosa, portando alla luce tutte le debolezze, le incertezze, le ingenuità che sono gli elementi che costituiscono una personalità, ovvero la gran parte dei caratteri esistenti dell'uomo occidentale.

Ritengo che oltre alla qualità della scrittura, la forza di questo romanzo stia anche nel tributo che Williams fa all' uomo medio: spogliati degli ottimismi di qualche decennio fa oggi riusciamo ad apprezzare di più storie che parlano delle vite comuni, ovvero storie che parlano proprio a noi.

 

Quanto è importante la traduzione?

 

Fondamentale per i romanzi letterari. Quando le traduzioni sono mediocri non possiamo innamorarci delle storie.

 

Quali altri libri le hanno dato soddisfazione negli ultimi anni? A noi ad esempio è piaciuto molto "Sotto questo cielo intatto".

Sicuramente il romanzo di Shandi Mitchell è stato molto apprezzato, sia dal pubblico che dalla critica; oltre a questo ricordiamo senz'altro Olive Kitteridge di Elizabeth Strout e Wolf Hall di Hilary Mantel, altri casi interessanti sono stati i romanzi di Jacques Chessex, autore svizzero francese morto un paio di anni fa di cui abbiamo pubblicato buona parte dell’opera, uno scrittore di altissima qualità; Un viaggio di H.G. Adler, riscoperta di un romanzo sull'esperienza della Shoah di un autore purtroppo misconosciuto ma amatissimo da grandi intellettuali, Elias Canetti ne fu grande  ammiratore. Da ultimo “La Famiglia Fang”, primo romanzo di un brillante scrittore americano che fa pensare ai fratelli Glass di Salinger.

 

Quali sono le prossime uscite per la collana Le strade?

 

John Williams “ Butcher's Crossing” , Hilary Mantel “Anna Bolena. Una questione di famiglia”, Elizabeth Strout “I fratelli Burgess”.

 

A marzo uscirà il nuovo libro di John Williams, ce ne può parlare?

 

Romanzo altrettanto potente, con un' ambientazione totalmente diversa. Se in Stoner era tutto giocato in interni qui abbiamo una natura soverchiante e meravigliosa.

Una storia avventurosa in cui ci sono diversi personaggi significativi e in cui ritroviamo il pensiero di Williams sulla condizione umana. Ritroverete la stessa attenzione alle descrizioni e una capacità straordinaria di far vivere ogni scena.

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27 febbraio 2013 3 27 /02 /febbraio /2013 22:05

Immagine1-copia-1Le storie ci parlano. Ci raccontano di uno scrittore che ha un’idea e decide di trasformarla in racconto. Ci dicono di quell’idea che stuzzica la mente dello scrittore, la solletica, la punzecchia nel tentativo di prendere forma. Allora le parole scorrono nella mente: bizzarre, inizialmente confuse, quasi a chiedersi chi sono e cosa devono diventare. Lentamente le parole indossano vestiti e si trasformano in personaggi, luoghi, azioni. C’è un grande fermento che passa dalla mente dello scrittore al foglio. Un lavorio di scelte soppesate. Il personaggio avrà capelli biondi o neri? Sarà donna o maschio? Alto o basso? E così via, parola dopo parola, a costruire un’immagine, a pennellare un corpo, a inventare un luogo, a esprimere uno stato d’animo…

Poi la trama: un intreccio di eventi inconsueto, mai letto prima, perché il lettore possa appassionarsi alla storia e non mollarla più, fino a raggiungere il finale, l’apoteosi della narrazione, la corona sul capo del re, la ciliegia sulla torta, la meta raggiunta da chi scrive e da chi, più avanti, leggerà.

Le storie ci parlano. Ci raccontano di bimbi annoiati che prendono in mano un libro. Lo annusano come si fa col cibo. Che odore ha questa copertina? È puzza o profumo quella del titolo? Lo assaggiano come si fa con un piatto nuovo. Com’è il sapore delle prime pagine? Le mangio o non le mangio?

Ci sono bambini, piccoli lettori, che assaggiata la storia, vi si tuffano come sulla panna montata: di getto, di gusto, tutto d’un fiato. Allora il libro si apre, si spalanca e le pagine sono vagoni di piacere e le parole navicelle spaziali.

Tutto è possibile in questo mondo nuovo proposto dalla storia e il lettore incontra nei personaggi amici inconsueti, visita luoghi inesplorati e vive avventure impensate.

Ci sono bambini con il naso incollato alle pagine che, grazie alla magia delle parole, viaggiano con la mente e si distaccano dal reale per approdare altrove, esattamente dove lo scrittore sperava andasse il suo lettore. I mondi si moltiplicano perché di fronte alle parole delle storie ogni lettore compie un viaggio personale e ogni viaggio è un’avventura unica.KLIUzDggp2Q8 s4-m

Ci sono autori felici che vedono bimbi che leggono le loro storie.

Ci sono bambini tristi, pur senza saperlo, perché non varcano mai le porte di una libreria, di una biblioteca, che sono l’aeroporto prima del viaggio. A loro è negata la magia, perché non hanno mai fatto dimestichezza con il volo.

Amare leggere è un diritto, insegnare l’amore per la lettura è possibile.

Buona qualità di vita!

                                                         Mariella Lunardi

 

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27 febbraio 2013 3 27 /02 /febbraio /2013 22:03

guglielmin-castaga-locandina.jpg

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20 febbraio 2013 3 20 /02 /febbraio /2013 09:35

COP_Fiorio.JPGMargot è una giornalista precaria, tanto precaria che deve scrivere per due giornali diversi.
Ha un gatto, ma è un gatto malato che forse, alla fine della storia, non ci sarà più.
Ha un fidanzato. Forse. Si chiama Tormento, e questo dice tutto.
Margot ha però trovato una nuova amica, Caterina, una vecchina che gestisce una ricevitoria, un luogo quasi magico dove osserva da esterna la fortuna delle persone. La loro amicizia sarà la chiave che permetterà la risoluzione di un caso di ingiustizia che rischia di sconvolgere le loro esistenze.


Buona fortuna è tutto questo, ma è anche molto di più. Sì, perché seppur travestita da commedia irriverente, questa è una storia di e sulle persone. L'ironia della protagonista, la piccola ricevitoria di Caterina, gli autobus... tutto diviene una specie di specchio con cui guardare il mondo che ci circonda, ricco di spunti interessanti per capire la gente e capire noi stessi. Ecco quindi che ci si ritrova ad osservare un microcosmo che, sì, somiglia proprio al nostro paese.

Buona fortuna è un romanzo divertente, spassionato, dalla scrittura agile, sincera e fresca. Ci accompagna tra le vie di una Genova che ci si ritrova a voler visitare appena chiuso il libro e ci fa scorrere accanto le vite nostre e di chi ci sta attorno. Si ride e si riflette, si spera nella fortuna e a volte si trovano delle persone buone.
Insomma, ci ricorda che la vita... beh, la vita è quel che è. Però ci ricorda anche che, almeno un po', alla fortuna e ai buoni sentimenti bisogna credere.

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13 febbraio 2013 3 13 /02 /febbraio /2013 22:42

 

Il canto del cielo (2)Birdsong, a novel of love and war, “Il canto del cielo” di Sebastian Faulks, è la storia di una passione travolgente e della ferocia della guerra: Stephen, giovane inglese giunto in Francia per lavoro, e Isabelle si innamorano, vivono assieme momenti unici e indimenticabili, ma il loro è un amore sbagliato e non avrà un futuro. Isabelle abbandona l’amato e torna dal marito con una figlia in grembo. Stephen va per la sua strada e dopo sei anni dall’abbandono, nel 1916, torna in Francia per combattere nella prima guerra mondiale. Il conflitto prende ora il sopravvento e Faulks indugia nel descrive la guerra di trincea, crudele, sanguinosa e in cui l’uomo diventa brutto, sporco, ha dell’animale braccato, ma nonostante tutto non perde la dignità e lotta con coraggio con la speranza di riabbracciare le persone amate. Alcune figure che non dimenticheremo, come Firebrace, le incontriamo proprio in questa parte del romanzo.

Finita la guerra, Stephen torna nei luoghi della passione, ma Isabelle è profondamente cambiata e fra i due nulla sarà più possibile. Il destino fa sì che Stephen si innamori e sposi Jeanne, la sorella di Isabelle.

 

Il canto del cielo” è un romanzo che scortica la superficie delle cose, portando alla luce tutto quello che vi si nasconde sotto. È un romanzo che lascia con una vaga sensazione di incompletezza, perché è così che a volte la vita ci appare. È un romanzo che contiene tutto quello di cui si può aver bisogno, dalla disperazione alla speranza.

 

Il canto del cielo (titolo orginale Birdsong), pubblicato in Gran Bretagna nel 1993, è uscito in Italia per la prima volta nel 1995 per i tipi del Marco Tropea Editore e nel 2012 BEAT lo pubblica nuovamente con la medesima accurata traduzione di Lidia Perria. Il volume fa parte della trilogia francese dell’autore proseguita con La guerra di Charlotte e La ragazza del Lion d’oro

Da questo romanzo la Bbc ha tratto l’omonimo sceneggiato.

 


 

 

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11 febbraio 2013 1 11 /02 /febbraio /2013 14:39

9788804625391-sette-minuti-dopo-la-mezzanotte_carosello_ope.jpgA mezzanotte e sette minuti, né prima né dopo, ecco apparire il mostro. Non è la creatura che Conor si aspettava di vedere, però, e gli fa meno paura del previsto.

Il mostro che appare nei suoi sogni, quello sì che è spaventoso! Ma questo... questo è un albero e... ed è venuto perché, dice, è stato chiamato proprio da lui.

Per fare cosa? Beh, per far affrontare a Conor la verità, perché solo affrontandola saprà riaggiustare alcune cose, scacciando l'incubo che lo tormenta ogni notte.

 

E la verità di Conor è davvero una verità struggente.

Sua madre è malata di cancro e i dolori che la rodono da dentro si fanno sempre più forti e insistenti. Suo papà non c'è, ha una nuova famiglia in America e lo vede pochissimo. E la nonna... beh, la nonna è un po' particolare e più che abbracciarla preferisce evitarla.

Conor non è più il bambino che era prima. Ora è solitario, quasi invisibile. E' spaventato. E ha un mostro che lo va a trovare la notte.

Questo romanzo racconta un frammento di vita di questo ragazzino che deve affrontare un'avventura che nessuno vorrebbe mai iniziare. Rischia di perdere la persona che più ama al mondo e fa di tutto per evitare di pensarci. Ma si può davvero evitare di pensarci?

 

L'autore crea una storia talmente intensa da riuscire a strappare almeno una lacrima anche ai cuori meno sentimentali. Con una scrittura fluida, precisa, priva di orpelli o esagerazioni, costruisce un romanzo toccante e commovente che non può non toccarci nel profondo.

Questa storia è la storia che preghiamo di non dover mai raccontare. E' quella storia che vediamo troppo spesso nelle vite di chi ci circonda. Questa storia è un incubo per colpa del quale preferiamo non andare a dormire.

Questa storia va letta, va sentita e va pianta, perché la verità che scoprirà Conor, è una verità che accomuna tutti noi, in fin dei conti.

Conor non è pronto per scoprirla, e si fa aiutare dal mostro. E noi ci lasciamo aiutare dai nostri, di mostri?

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20 gennaio 2013 7 20 /01 /gennaio /2013 23:49

 

KLIUzDggp2Q8 s4-mHo riflettuto in questi giorni sull’importanza di rendere consapevole un bambino di come ogni sua azione possa determinare una conseguenza.

Quando intendo “ogni sua azione” mi riferisco al piccolo mondo del bimbo e ad azioni concrete come, ad esempio, disobbedire a un comando dato, dire una bugia, litigare con un compagno, non impegnarsi a scuola… ma anche: essere generoso, essere obbediente, essere disponibile…

Se dovessimo fare una riflessione più ampia, dovremmo ragionare sul fatto che noi umani ci ostiniamo a vivere convinti di essere soli al mondo e quindi in primo luogo cerchiamo soluzioni che soddisfino noi stessi; spesso viviamo dimentichi che esiste un equilibrio cosmico che ci richiama a gran voce a una corresponsabilità che un po’ abbiamo trascurato. In quest’ottica di comune appartenenza, va da sé che ogni azione che compio si ripercuote più ampiamente su chi mi circonda, nel bene o nel male delle mie scelte.

Perché un bambino possa capire che vivere la vita in modo sano e responsabile riguarda tutti, deve prima aver chiaro che nel suo piccolo mondo ogni azione da lui compiuta può avere una conseguenza.

Se capirà dalla propria esperienza questo, sarà in grado successivamente di intuire come le azioni individuali, in un qualche modo diretto o indiretto, nel breve o nel lunghissimo tempo, possano riguardar appunto l’intera umanità.

AZIONE CORRISPONDE A CONSEGUENZA

Perché abbino queste riflessioni così ampie e complesse alla vita dei bimbi?

Presto detto: noi genitori fatichiamo a lasciare solo nostro figlio di fronte alle conseguenze delle sue azioni, fatichiamo a lasciarlo solo a ragionare su quello che ha fatto e sulla conseguenza che deve gestire. Se l’azione del bambino è sbagliata, la conseguenza facilmente sarà triste e noi proprio non ce la facciamo a “lasciare” nostro figlio nella sua sana e doverosa tristezza, dentro alla quale lui è chiamato a riflettere.

Ecco, la sofferenza dei nostri figli ci disarma sempre: li vorremmo eternamente felici e soddisfatti. Ma la vita è così? E se noi togliamo ai bambini la possibilità, nel loro mondo, di fare esperienze di vita, come li prepariamo al futuro che li attende? Disarmati. Siamo disarmati noi di fronte alle loro sofferenze e lasciamo disarmati loro di fronte alla vita.

Certo, questi sono pensieri che richiedono approfondimenti e ulteriori riflessioni, sono pensieri molto complessi. Io, come genitore, però, avrei dovuto più spesso dire:

L’insegnante ti ha rimproverato? Avrà avuto le sue ragioni, rifletti.

Hai preso un brutto voto? Studia di più.

Sei tornato con una nota perché hai dimenticato il materiale? La prossima volta ricordatelo.

Non ritieni giusto questo castigo? Non sempre nella vita le cose sono giuste.

Ti senti escluso dal gruppo? Rifletti su come ti comporti.

È chiaro che mi riferisco a situazioni che si possono definire nella norma e che il compito primario di un genitore è quello di tutelare il figlio, ma è altrettanto importante lasciarlo vivere accogliendolo anche nei suoi errori, indicandoglieli senza risolverglieli.

E se soffre?

E chi non soffre?

Affrontare da piccoli la sofferenza e saperla gestire è un’abilità che servirà per affrontare successivamente la vita, quando noi genitori dovremo fare un passo indietro e lasciare spazio al nostro figlio che cresce e si fa adulto.

Educare è un compito così complesso! Ogni giorno, tra una riflessione e l’altra, ognuno di noi cerca di fare il meglio che può per il proprio figlio. Mettersi in discussione ed eventualmente assestare la rotta è amare.

Buona qualità di vita!

                                             Mariella Lunardi

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14 gennaio 2013 1 14 /01 /gennaio /2013 08:47

cloud-atlas.jpg"L'atlante delle nuvole" è un libro... che non ti aspetti.

Non è un romanzo. Ma non è nemmeno una raccolta di racconti. E' piuttosto un genere letterario che sta tra i due, visto che l'intero libro è composto da sei differenti storie che però, in un modo o nell'altro, si intrecciano a formarne una unica. Potremmo definirlo, specialmente per via della struttura, un libro matrioska. Si incomincia leggendo una storia, ma quando si è giunti a metà questa si interrompe, e ne inizia un'altra, e poi un'altra ancora. Solo una volta giunti al cuore del romanzo ci si potrà avventurare verso le conclusioni delle storie già incominciate.

Inoltre, ogni storia è completamente diversa dalle altre, e ognuna è raccontata con un differente stile narrativo. C'è il diario di viaggio, il romanzo epistolare, l'intervista, ecc. In somma, una sorta di esperimento letterario, di esercizio di stile, al servizio di un macrouniverso che ci mostra come le nostre azioni possano avere ripercussioni nel tempo e sulle persone.

 

Cos'avrà mai a che fare un notaio dell'Ottocento, in viaggio su di una nave mercantile, con una sorta di clone della Korea del futuro? E una giornalista in cerca della verità, cosa potrebbe mai centrare con una donna di un futuro post-apocalittico? Sei storie, molti personaggi, una narrazione originale e affascinante e un mondo dove tutto è connesso e le anime viaggiano nel tempo come le nuvole nel cielo.

 

Dal libro è stato tratto anche un film, nelle sale da qualche giorno, interpretato, tra gli altri, da Tom Hanks, Halle Berry, Susan Sarandon e Hugh Grant. Alla regia troviamo Tom Tykwer e i fratelli Wachowski, già creatori della celebre rilogia di Matrix.

 

 


 
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13 gennaio 2013 7 13 /01 /gennaio /2013 22:57

cop-copia-2

“L’unica cosa che ti interessa salvare è la tua faccia” ribatté Nina, alzando la voce. “Non sopporti l’idea di essere interrotto mentre scrivi. Inoltre, hai paura che, se ce ne andassimo adesso, perderesti il filo di ciò a cui stai lavorando. Per te la musica conta più della tua famiglia, e del tuo paese. Perché non dici semplicemente la verità?”

Il 30 agosto 1941, quando le forze armate tedesche raggiunsero il fiume Neva, cessò ogni collegamento ferroviario con Leningrado: era iniziato l’assedio della città che sarebbe terminato ben 900 giorni dopo, il 18 gennaio 1944. Leningrado, la splendida finestra della Russia sull’Occidente voluta dallo zar Pietro il Grande, stritolata nella morsa del gelo, sotto i fuochi incrociati dei bombardieri tedeschi e della contraerea sovietica, messa in ginocchio e ridotta al cannibalismo dalla fame, è lo sfondo di Sinfonia Leningrado della scrittrice neozelandese Sara Quigley.
Sinfonia Leningrado  è un romanzo che 
risuona di musica, della musica di Dmitrij Šostakovic 
che rifiutò di lasciare la sua città perché non sarebbe riuscito a comporre altrove, perché gli sarebbe stato impossibile completare la grandiosa sinfonia della guerra che rimbombava nella sua mente, se si fosse allontanato da Leningrado, lì dove le sirene suonavano più volte al giorno e si udiva un continuo sordo cannoneggiare e il fragore delle esplosioni.

 
Dmitrij Šostakovič è il protagonista di Sinfonia Leningrado, con il suo genio umorale, la sua distrazione, le sue mancanze come marito e come padre. Lui e la sua musica che è anche il suo mondo in una sorta di mono-ossessione che gli fa trascurare il pericolo, che gli fa dimenticare che la sua priorità dovrebbe essere quella di mettere in salvo la moglie e i bambini. Sempre in ascolto, invece, delle note che si rincorrono nella sua testa. E tuttavia accanto a lui ci sono altri due personaggi altrettanto importanti, anche se non famosi: Karl Eliasberg, direttore dell’orchestra della radio, e Nikolaj Nikolaev, violinista e insegnante di musica - non per nulla il titolo originale del libro è The Conductor. Perché, paradossalmente, l’assedio di Leningrado offre a Karl Eliasberg, leggermente balbuziente, complessato per essere figlio di un ciabattino, oppresso da una madre ammalata e consapevole dei suoi limiti, la possibilità di trasformarsi. Eliasberg, il direttore d’orchestra sempre messo in secondo piano dal grande Mravinskij, il direttore della Filamornica mandato al sicuro nella tranquilla Siberia, diventa l’uomo che, pur restando seduto perché allo stremo delle forze a causa della denutrizione, riesce a dirigere un’orchestra raffazzonata in cui suonatori dilettanti sostituiscono i musicisti morti in guerra, o di fame o di malattie. Karl Eliasberg diventa il simbolo di Leningrado e di tutta la Russia, della volontà accanita di resistere e di non darsi per vinti, proprio come la Settima Sinfonia di Šostakovič che fa risuonare in tutto il mondo l’angoscia della guerra e del sentirsi braccati - ne è ben consapevole il governo che concede qualche razione di pane in più ai musicisti che a mala pena hanno la forza di dar fiato agli strumenti o di pizzicare le corde con le dita congelate.00450989 b
Nikolaj Nikolaev, infine, rappresenta il dramma privato degli assediati, divisi tra la lealtà alla città che non deve essere abbandonata se si vuole sperare di salvarla e quella alla famiglia che sarebbe meglio allontanare da Leningrado. Quando Nikolaj mette la figlia sul treno dei bambini che vengono evacuati, il suo cuore è straziato. Quando impedisce alla cognata di barattare il prezioso violoncello della bambina per un scatoletta di conserva, gli sembra di salvare la vita stessa della sua bambina di cui non ha più saputo nulla. Salvano la dignità dell’essere uomini, Nikolaj e Eliasberg che non si abbassano e non si lasciano piegare. Sono tra quelle rare persone che, pur in tremende difficoltà, non dimenticano che c’è una scintilla che non bisogna lasciar spegnere. E allora, in questo bellissimo romanzo di guerra e d’amoredi bombe e di musica, sono loro che grandeggiano, più ancora dell’immortale Šostakovič. (Marilia Piccone)

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13 gennaio 2013 7 13 /01 /gennaio /2013 21:53

locandina-bernardini.jpg

 

Irene Bernardini, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice del Centro GeA - Genitori di milano, sarà con noi per parlare del suo libro "Bambini e basta". seguitela anche su http://luielei.vanityfair.it/

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