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20 gennaio 2013 7 20 /01 /gennaio /2013 23:49

 

KLIUzDggp2Q8 s4-mHo riflettuto in questi giorni sull’importanza di rendere consapevole un bambino di come ogni sua azione possa determinare una conseguenza.

Quando intendo “ogni sua azione” mi riferisco al piccolo mondo del bimbo e ad azioni concrete come, ad esempio, disobbedire a un comando dato, dire una bugia, litigare con un compagno, non impegnarsi a scuola… ma anche: essere generoso, essere obbediente, essere disponibile…

Se dovessimo fare una riflessione più ampia, dovremmo ragionare sul fatto che noi umani ci ostiniamo a vivere convinti di essere soli al mondo e quindi in primo luogo cerchiamo soluzioni che soddisfino noi stessi; spesso viviamo dimentichi che esiste un equilibrio cosmico che ci richiama a gran voce a una corresponsabilità che un po’ abbiamo trascurato. In quest’ottica di comune appartenenza, va da sé che ogni azione che compio si ripercuote più ampiamente su chi mi circonda, nel bene o nel male delle mie scelte.

Perché un bambino possa capire che vivere la vita in modo sano e responsabile riguarda tutti, deve prima aver chiaro che nel suo piccolo mondo ogni azione da lui compiuta può avere una conseguenza.

Se capirà dalla propria esperienza questo, sarà in grado successivamente di intuire come le azioni individuali, in un qualche modo diretto o indiretto, nel breve o nel lunghissimo tempo, possano riguardar appunto l’intera umanità.

AZIONE CORRISPONDE A CONSEGUENZA

Perché abbino queste riflessioni così ampie e complesse alla vita dei bimbi?

Presto detto: noi genitori fatichiamo a lasciare solo nostro figlio di fronte alle conseguenze delle sue azioni, fatichiamo a lasciarlo solo a ragionare su quello che ha fatto e sulla conseguenza che deve gestire. Se l’azione del bambino è sbagliata, la conseguenza facilmente sarà triste e noi proprio non ce la facciamo a “lasciare” nostro figlio nella sua sana e doverosa tristezza, dentro alla quale lui è chiamato a riflettere.

Ecco, la sofferenza dei nostri figli ci disarma sempre: li vorremmo eternamente felici e soddisfatti. Ma la vita è così? E se noi togliamo ai bambini la possibilità, nel loro mondo, di fare esperienze di vita, come li prepariamo al futuro che li attende? Disarmati. Siamo disarmati noi di fronte alle loro sofferenze e lasciamo disarmati loro di fronte alla vita.

Certo, questi sono pensieri che richiedono approfondimenti e ulteriori riflessioni, sono pensieri molto complessi. Io, come genitore, però, avrei dovuto più spesso dire:

L’insegnante ti ha rimproverato? Avrà avuto le sue ragioni, rifletti.

Hai preso un brutto voto? Studia di più.

Sei tornato con una nota perché hai dimenticato il materiale? La prossima volta ricordatelo.

Non ritieni giusto questo castigo? Non sempre nella vita le cose sono giuste.

Ti senti escluso dal gruppo? Rifletti su come ti comporti.

È chiaro che mi riferisco a situazioni che si possono definire nella norma e che il compito primario di un genitore è quello di tutelare il figlio, ma è altrettanto importante lasciarlo vivere accogliendolo anche nei suoi errori, indicandoglieli senza risolverglieli.

E se soffre?

E chi non soffre?

Affrontare da piccoli la sofferenza e saperla gestire è un’abilità che servirà per affrontare successivamente la vita, quando noi genitori dovremo fare un passo indietro e lasciare spazio al nostro figlio che cresce e si fa adulto.

Educare è un compito così complesso! Ogni giorno, tra una riflessione e l’altra, ognuno di noi cerca di fare il meglio che può per il proprio figlio. Mettersi in discussione ed eventualmente assestare la rotta è amare.

Buona qualità di vita!

                                             Mariella Lunardi

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