Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
31 gennaio 2017 2 31 /01 /gennaio /2017 14:39

A Joanne Harris piace tornare sulle sue storie. Le piace andare a trovare vecchi personaggi per vedere come se la stanno passando, cos'è successo alle loro vite. Se c'è qualcosa di nuovo. Perché la vita di un personaggio letterario è esattamente come la vita di una persona vera: continua anche a libro finito.

Ecco allora che in passato abbiamo potuto leggere più avventure di Vianne Rocher, oppure di Loki e delle divinità nordiche. E ora ecco ricomparire Roy Straitley, il vecchio professore di latino di St. Oswald, protagonista, suo malgrado, di quello che potremmo definire il primo thriller psicologico della Harris: "La scuola dei desideri" (che poi è anche uno dei suoi lavori migliori, a mio parere).

 

Si torna dunque a St. Oswald, scuola per studenti maschi, un anno dopo le vicende raccontate nel libro precedente; e anche questa volta ci saranno misteri da svelare, colpevoli da incastrare e innocenti da riscattare.

Con una scrittura davvero magnifica, la Harris, al suo top, ci regala un nuovo giallo appassionante e ben costruito, con i suoi mai scontati colpi di scena che noi lettori affezionati amiamo e ci dimostrano quanto l'autrice sia stata brava a depistarci.

 

Ma "La classe dei misteri" è soprattutto un romanzo sulla scuola. Una scuola che, come la società, sta cambiando in maniera impressionante. Una scuola dove bisogna adattarsi o sparire, dove la tecnologia arriva a scapito delle tradizioni e dove anche i metodi educativi considerati eccellenti fino a poco prima rischiano di crollare.

È questa forte componente scolastica, frutto dell'esperienza della stessa autrice, a rendere infatti unico il romanzo. È impossibile non trovarsi a riflettere sullo stato della nostra scuola, di quella dove siamo andati noi o dove vanno i nostri figli. Così come è impossibile non trovarsi a riflettere su alcuni temi 'caldi' quali l'omofobia e il bullismo, ampiamente trattati in queste pagine.

Sebbene la Harris in questo lavoro ponga l'accento sia su quello che apparentemente risulta sbagliato che su ciò che invece ritiene corretto, è indubbio che lascia anche ampio spazio alla libertà di pensiero di ognuno. Mi sembra però che tra queste pagine lei chieda al suo lettore di pensare, di ragionare per bene su quanto si sta leggendo, e poi di schierarsi. Perché bisogna schierarsi, di questi tempi, bisogna scegliere e accettare le conseguenze delle proprie scelte.

 

"La classe dei msiteri "è insomma un romanzo che pare un thriller, ma che è molto di più.

Condividi post
Repost0

commenti