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14 giugno 2015 7 14 /06 /giugno /2015 22:02

 

Oceano ha novantotto anni e vuole che la sua vita non vada perduta, la sua memoria inizia a vacillare, allora decide di regalarla a Francesco Vidotto, affinché la metta su carta e la faccia girare per il mondo, portandola magari anche in riva al mare. Quel mare che lui, pur con un nome che lo evoca, non ha mai visto.

Quella che Vidotto racconta, tra cronaca e romanzo, nel suo libro è la straordinaria vita di quest’uomo buono, tanto provato dagli eventi dell’esistenza e dalla cattiveria dell’uomo, ma sempre pronto al perdono e all’amore. Il suo animo bello è la “casa” di Italia, il luogo che lei non abbandona mai, neanche quando lei e Oceano vengono separati dalla guerra e quando per Oceano viene scavata una fossa nel cimitero di Taj di Cadore perché lo si pensa morto in Russia.

Il destino, però, ha pensato qualcosa di diverso per loro; una lunga vita insieme,questo sì, anche se una vita difficile, attraversata da dolori immensi.

Ciò che esce dalle pagine di questo romanzo, così mi sento di definirlo, è proprio l’amore con la A maiuscola. Ve lo consigliamo e vi invitiamo a sentire Francesco il 28 luglio a Valdagno nel cortile di Palazzo Festari.

http://www.francescovidotto.com/blog/francesco-vidotto-scrittore-di-libri-di-montagna/
http://www.francescovidotto.com/blog/francesco-vidotto-scrittore-di-libri-di-montagna/

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28 maggio 2015 4 28 /05 /maggio /2015 23:41
Libro del mese di maggio 2015: "Dimmi che credi al destino" di Luca Bianchini

“Dimmi che credi al destino” , un titolo, ma anche un’affermazione, perché, per  vincere certe scommesse, quelle con la vita, bisogna per forza crederci al destino. Quando il tuo piccolo ma sicuro mondo rischia di crollare sei costretta a inventare e ad andare incontro al destino. Ed Ornella, che dirige l’Italian Bookshop di Londra, si trova a dover affrontare il pericolo della chiusura e a cercare soluzioni per scongiurare il peggio.

Lo fa, a mio avviso, in un modo un po’ sguaiato, con la paura costante di sbagliare, sentendosi inadatta e senza il coraggio di osare, ma Ornella, seppur sia sola, non abbia più un marito e non abbia nemmeno un gatto immaginario come la sua collega Clara, ha la sua forza nell’amica Patti e grazie ai suoi consigli troverà la strada.

Con questo romanzo Luca Bianchini ci porta a Londra e poi in Italia a Verona, a ritroso nel passato, e infine di nuova nella capitale britannica, dove la libreria italiana non può e non dovrà chiudere e la vita di Ornella, anche fuori dalla libreria, andrà avanti, stavolta non più da sola.

Un romanzo piacevole, una lettura lieve, che ci aiuta a passare momenti sereni, camminando assieme a Ornella, Diego, Bernard per le strade di Londra e tra gli scaffali della libreria con Clara e il suo gatto da sogno.

 

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17 maggio 2015 7 17 /05 /maggio /2015 20:09

“Academy Street” è una strada con un nome affascinante ed evocativo. In un piccolo appartamento di questa strada abita Tess, giovane infermiera arrivata a New York dall’Irlanda, dove ha lasciato un padre duro, che non l’ha mai abbracciata, e nessun rimpianto. Non le è difficile trovare lavoro nella sua nuova città e qui tutto le sembra bello e facile, si scopre innamorata, ma non si tratta dell’amore romantico e l’unica cosa bella di questo amore sarà Theo, il figlio tanto amato e non capito.

L’appartamento di Academy Street è la palestra di vita di Tess, li conosce la solitudine, l’amicizia vera di Willa, l’odio e l’amore di Theo. Tess è inesperta nella difficile arte di amare, fatica ad aprirsi al mondo e al prossimo, anche con la sorella più amata perde i contatti per ritrovarla quando Claire sta per morire. Per Tess e è difficile raccontarsi e mostrasi anche a suo figlio e solo con Willa, la vicina di casa e amica per la vita, lei si apre, si racconta, con lei ride e soffre.

”Academy Street” racconta delicatamente cinquant’anni di vita e ci fa camminare a fianco di Tess, passo passo fin nella sua nuova casa dove il destino la coglierà di sorpresa e ….

Mary Costello ci dona un personaggio affascinante, una vita piccola, diremmo normale, vissuta tra ricordi, tragedie e sogni.

Il primo romanzo di Mary Costella merita la nostra attenzione e noi ve lo consigliano con entusiasmo, certi che vi innamorerete di questa storia.

Mary Costello è nata nell’East Galway e oggi vive a Dublino. È autrice della raccolta di racconti The China Factory, finalista al Guardian First Book Award. Academy Street, finalista al Costa First Novel Award 2014, è il suo primo romanzo.

Mary Costello è nata nell’East Galway e oggi vive a Dublino. È autrice della raccolta di racconti The China Factory, finalista al Guardian First Book Award. Academy Street, finalista al Costa First Novel Award 2014, è il suo primo romanzo.

Libro del mese di aprile 2015: "Academy Street" di Mary Costello
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21 marzo 2015 6 21 /03 /marzo /2015 22:34
Libro del mese marzo 2015: "Le dodici tribù di Hattie" Ayana Mathis

Hattie arriva a Philadelphia a quindici anni, è una ragazzina e tutto le sembra enorme, ci arriva con sua madre e sua sorella e di lì a due anni diventerà madre dei suoi primi due figli, Philadelphia e Jubilee che le moriranno in braccio in un triste giorno d’inverno a soli sette mesi di vita. Ecco le prime due tribù di Hattie, ce ne saranno altre 10, nove figli e un nipote. Tutti questi ragazzi sono la sua forza, ma anche la sua preoccupazione e il suo cruccio: Floyd è un omosessuale represso, Cassie è schizofrenica, Billups ha subito dei maltrattamenti e poi ci sono le insicurezze di Alice, l’alcolismo di Franklin, le tendenze autodistruttive di Bell. Non sempre Hattie ha saputo occuparsi con tenerezza della sua tribù; Bell non ricorda una parola dolce, ma ha vive nella memoria le cinghiate che la madre dispensava alle gambe dei figli, perché incapace di controllare i suoi scatti d’ira.

Hattie protegge e cerca di insegnar loro la disciplina a suo modo, il solo modo che la vita le ha insegnato, anche lei non ha sperimentato la tenerezza e non può certo regalarla.

Le dodici tribù di Hattie, con tutte le loro tribolazioni, sono una chiara allusione alle dodici tribù di Israele di biblica memoria, e vogliono essere una rappresentazione della lotta per la libertà del popolo afroamericano, anche se qui non si raggiunge ancora il risultato sperato. Ayana Mathis, con questo romanzo, vuole, con forza, dare voce a questa gente considerata di serie b e ci mostra, attraverso le sue tribolazioni, il suo desiderio di conquistarsi un posto nel mondo.

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22 febbraio 2015 7 22 /02 /febbraio /2015 00:03
Libro del mese febbraio 2015: "Piangi pure" di Lidia Ravera

Iris è la protagonista di “Piangi pure”, l’ultimo romanzo di Lidia Ravera, che attraverso questa donna forte e controversa vuole mostrarci come la vecchiaia possa essere vissuta con dignità e come essa non sopporti di essere incasellata all’interno delle stereotipo che la vede come l’età dell’inevitabile declino, della malattia e della demenza. Ecco che Iris a 79 anni non si sente poi tanto diversa da quando di anni ne aveva 40, non ha paura di affrontare ciò che ogni giorno la vita le offre e vuole vivere pienamente, anche l’amore. Iris si scopre innamorata di Carlo, lo psicoterapeuta che lavora al pianoterra del suo palazzo. Carlo le ha preso cuore e mente e, anche se quest’amore sembra dapprima univoco e impossibile, verrà vissuto. Iris accetta l’innamoramento come un dono e, seppur nella consapevolezza della morte, è disponibile a vivere i sentimenti e ad affidarsi al caso fino alla fine.

E’ così Iris, forte, simpatica, certo più simpatica di sua figlia Alice, ex sessantottina insoddisfatta, rigida e astiosa nei confronti di questa madre anticonformista e di gran lunga più forte di sua nipote Melina, eterna adolescente irrisolta. Con loro La nostra Iris ha pochi e difficili rapporti, ma fra le tre è lei che riscuote la nostra simpatia perché ci dimostra come si possa essere persone e non vecchi o giovani. Iris è persona sempre e comunque anche con i capelli bianchi, con la fatica dell’età e con la paura della solitudine e della morte.

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4 dicembre 2014 4 04 /12 /dicembre /2014 22:54
Un viaggio nello spazio profondo, all'interno di un'astronave alla deriva nella quale si è consumata una tragedia. Il narratore, unico e solitario sopravvissuto dell'equipaggio, registra un messaggio nel quale racconta la sua vicenda, ma soprattutto narra dei mondi che ha osservato da spettatore inerme, affacciato all'oblò della nave che dà sul cosmo. Un improbabile viaggio attraverso i pianeti impossibili che la voce narrante dice di aver visto con i propri occhi. 
Una fiaba fantascientifica in cui si sviluppano mondi fatti di  guerra e violenza, sistemi stellari sui quali le leggi fisiche e sociali sono rovesciate, astri dove la luce si concede una pausa, altri nei quali i desideri prendono corpo. Pianeti dove la memoria acquista forme impensabili, mondi abbandonati, altri fiorenti e felici, ma solo perché riescono a dimenticare il passato. Popoli strani eppure così simili al nostro, giochi di parole, sfide alla logica, paradossi universali, mentre il narratore racconta la tragedia avvenuta a bordo, un giallo
consumatosi nel vuoto siderale dove nessun giudice potrà emettere sentenze.
Un viaggio dell'immaginazione che fa incontrare la psicologia di Calvino, la fantascienza di Lem e i labirinti di Borges. L'esplorazione del mondo più lontano e sconosciuto che possiamo visitare: la mente umana. Ma “I pianeti impossibili” è anche un viaggio verso casa, un luogo distante come quei pianeti che esistono solo nel profondo della nostra mente.

Un viaggio nello spazio profondo, all'interno di un'astronave alla deriva nella quale si è consumata una tragedia. Il narratore, unico e solitario sopravvissuto dell'equipaggio, registra un messaggio nel quale racconta la sua vicenda, ma soprattutto narra dei mondi che ha osservato da spettatore inerme, affacciato all'oblò della nave che dà sul cosmo. Un improbabile viaggio attraverso i pianeti impossibili che la voce narrante dice di aver visto con i propri occhi. Una fiaba fantascientifica in cui si sviluppano mondi fatti di guerra e violenza, sistemi stellari sui quali le leggi fisiche e sociali sono rovesciate, astri dove la luce si concede una pausa, altri nei quali i desideri prendono corpo. Pianeti dove la memoria acquista forme impensabili, mondi abbandonati, altri fiorenti e felici, ma solo perché riescono a dimenticare il passato. Popoli strani eppure così simili al nostro, giochi di parole, sfide alla logica, paradossi universali, mentre il narratore racconta la tragedia avvenuta a bordo, un giallo consumatosi nel vuoto siderale dove nessun giudice potrà emettere sentenze. Un viaggio dell'immaginazione che fa incontrare la psicologia di Calvino, la fantascienza di Lem e i labirinti di Borges. L'esplorazione del mondo più lontano e sconosciuto che possiamo visitare: la mente umana. Ma “I pianeti impossibili” è anche un viaggio verso casa, un luogo distante come quei pianeti che esistono solo nel profondo della nostra mente.

RICCARDO DICE DI SE STESSO  "Sono nato a Thiene (VI) il 18 marzo 1987.  Ho conseguito il diploma classico a indirizzo linguistico presso il liceo “G. Zanella” di Schio (VI) e mi sono successivamente laureato in filosofia presso l’Università di Padova. Collaboro con numerose riviste, trattando di attualità, filosofia, letteratura. Insegno scrittura creativa e sceneggiatura teatrale e ho collaborato con la cattedra di “Storia del pensiero scientifico” del professor Fabio Grigenti, alla facoltà di Filosofia dell’Università di Padova. Tra il 2012 e il 2013 ho pubblicato tre volumi di racconti racchiusi nella collana digitale “Sotterfugi”, edita da LA Case Books. Sono segretario dell’associazione Fermento con cui porto avanti progetti teatrali e letterari. Sono autore della performance teatrale “TetrAgonia”. Nel 2014 ho pubblicato il romanzo “I pianeti impossibili”, edito da Tragopano Edizioni."

RICCARDO DICE DI SE STESSO "Sono nato a Thiene (VI) il 18 marzo 1987. Ho conseguito il diploma classico a indirizzo linguistico presso il liceo “G. Zanella” di Schio (VI) e mi sono successivamente laureato in filosofia presso l’Università di Padova. Collaboro con numerose riviste, trattando di attualità, filosofia, letteratura. Insegno scrittura creativa e sceneggiatura teatrale e ho collaborato con la cattedra di “Storia del pensiero scientifico” del professor Fabio Grigenti, alla facoltà di Filosofia dell’Università di Padova. Tra il 2012 e il 2013 ho pubblicato tre volumi di racconti racchiusi nella collana digitale “Sotterfugi”, edita da LA Case Books. Sono segretario dell’associazione Fermento con cui porto avanti progetti teatrali e letterari. Sono autore della performance teatrale “TetrAgonia”. Nel 2014 ho pubblicato il romanzo “I pianeti impossibili”, edito da Tragopano Edizioni."

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10 novembre 2014 1 10 /11 /novembre /2014 20:18
Chi non ha mai sognato di salire sulla Transiberiana? Rosa Liksom, scrittrice finlandese, ci fa salire a Mosca e ci scarica poi a Ulan Bator, quasi in Cina. Nel suo “Scompartimento n. 6”, titolo cecoviano, saliamo a bordo assieme ad una giovane donna finlandese, a Vadim, rude e sboccato quarantenne russo e ad Arisa, la capo-carrozza. I tre non hanno nulla che li accomuni, ma questo lungo viaggio li costringe a condividere spazi limitatissimi e del tutto inospitali e a cercare momenti di solitudine quando la convivenza forzata diventa insopportabile: Vadim non la smette mai di parlare e vomita addosso alla ragazza tutta la sua vita. Le racconta la sua difficile infanzia, la prigione, le sue esperienze con le donne e mentre parla, beve vodka. Lei non parla, non “sentiamo” mai la sua voce, ma vediamo i suoi pensieri, percepiamo l’idea che ha di quel suo strano e ingombrante compagno di viaggio. I due, seppur tanto diversi, riescono, grazie al mondo freddo, ghiacciato inospitale che stanno attraversando, a creare una sorta di amicizia. Quando il treno si ferma, spesso per alcuni giorni, nelle stazioni di città di neve, fango, freddo e fumo, loro due continuano a stare insieme. Sono l’unico “luogo” conosciuto in una terra tanto difficile. La Grande Madre Russia che non è per nulla madre. Questo romanzo si legge d’un fiato, immergendoti nelle sue pagine ti sembra di avere a fianco Vadim, di sentire il suo odore di cibo rancido e di vodka, di percepire nelle ossa il gelo siberiano, di essere i pensieri della ragazza senza nome e di sentire le urla della capo-carrozza Arisa.

Chi non ha mai sognato di salire sulla Transiberiana? Rosa Liksom, scrittrice finlandese, ci fa salire a Mosca e ci scarica poi a Ulan Bator, quasi in Cina. Nel suo “Scompartimento n. 6”, titolo cecoviano, saliamo a bordo assieme ad una giovane donna finlandese, a Vadim, rude e sboccato quarantenne russo e ad Arisa, la capo-carrozza. I tre non hanno nulla che li accomuni, ma questo lungo viaggio li costringe a condividere spazi limitatissimi e del tutto inospitali e a cercare momenti di solitudine quando la convivenza forzata diventa insopportabile: Vadim non la smette mai di parlare e vomita addosso alla ragazza tutta la sua vita. Le racconta la sua difficile infanzia, la prigione, le sue esperienze con le donne e mentre parla, beve vodka. Lei non parla, non “sentiamo” mai la sua voce, ma vediamo i suoi pensieri, percepiamo l’idea che ha di quel suo strano e ingombrante compagno di viaggio. I due, seppur tanto diversi, riescono, grazie al mondo freddo, ghiacciato inospitale che stanno attraversando, a creare una sorta di amicizia. Quando il treno si ferma, spesso per alcuni giorni, nelle stazioni di città di neve, fango, freddo e fumo, loro due continuano a stare insieme. Sono l’unico “luogo” conosciuto in una terra tanto difficile. La Grande Madre Russia che non è per nulla madre. Questo romanzo si legge d’un fiato, immergendoti nelle sue pagine ti sembra di avere a fianco Vadim, di sentire il suo odore di cibo rancido e di vodka, di percepire nelle ossa il gelo siberiano, di essere i pensieri della ragazza senza nome e di sentire le urla della capo-carrozza Arisa.

Rosa Liskom, con “Scompartimento n. 6”, ha vento nel 2011, il più prestigioso riconoscimento letterario finlandese. Nata nel 1958 a Ylavaara, è una delle più amate scrittrici finlandesi; dopo gli studi di antropologia a Helsinki e Copenaghen, si è dedicata alle scienze sociali all’Università di Mosca, e da quel momento il mondo russo è entrato a far parte dei suoi romanzi.

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15 ottobre 2014 3 15 /10 /ottobre /2014 22:32
Donato Carrisi è un maestro nel condurci nelle zone più oscure sia dell'animo dei suoi personaggi, sia del mondo che ci circonda e, in questo senso, il titolo ''Il cacciatore del buio'' è già una bella etichetta. Questa volta poi lo fa con una costruzione a scatole cinesi, a delitti che si susseguono a sorpresa quasi uno dentro l'altro, e assieme con un racconto a puntate che in fondo è l'erede del romanzo d'appendice, con inizi e fini che ogni volta lasciano in sospeso molte cose, compresa la curiosità del lettore. Se dopo ''Il suggeritore'', romanzo d'esordio e di partenza di un successo che ha portato questo scrittore a vendere in cinque anni oltre un milione di copie dei suoi libri, torna a quei protagonisti in ''L'ipotesi del male'', da Mila Vasquez, con tutti i suoi gravi disturbi e insicurezze, e Goran Gavila, in quest'ultimo romanzo riappaiono, presi da ''Il tribunale delle anime'', Marcus, il prete penitenziere criminologo cacciatore del buio, e Sandra, la poliziotta fotografa di scene del crimine, attenta a individuare i dettagli fuori posto, il vuoto in cui si nasconde una verità. Marcus riappare a Praga, ricoverato in ospedale per un proiettile che gli ha forato una tempia e gli ha fatto perdere la memoria e la coscienza di sé, di chi fosse, almeno fino a quando non arriva qualcuno, padre Clemente, che dice di conoscerlo e di poterlo aiutare, se lui lo vorrà, se avrà la curiosità e il coraggio di tornare indietro, invece di approfittare della sua condizione per una fuga in avanti, verso una vita nuova. E' così che Marcus torna a Roma e riprende il suo antico lavoro di padre penitenziere, che sulla sua strada rincontrerà la bella fotografa, con tutti i suoi problemi personali, verso cui forse prova qualcosa. La rincontra tra il corpo di una suora di clausura fatto a pezzi in un boschetto nei giardini vaticani, una coppia di giovani assassinata e torturata nella pineta di Castelfusano dove si sono appartati, un poliziotto ucciso con un colpo al petto, e così via. Tutto questo tra sette sataniche e club clandestini per festini di personaggi perversi e sadici, tra un medico legale, il dottor Astolfi, dalla doppia vita, che si suicida per non confessare i suoi segreti (e soprattutto i suoi complici), e il Vaticano, con la sua gerarchia verticistica e misteriosa. Del resto qui c'è chi si fa il segno della croce al contrario, chi sussurra ''Hic est diabolus'', poi un sorta di neonazista più o meno pentito e un uomo che si sente in dovere di arrivare subito dalle Filippine, perchè al centro delle indagini c'è, tra l'altro, un ''bambino di sale''. Una scrittura diretta e precisa, noir senza compiacimenti, capace di far vedere, quella di Carrisi, che scopre i misteri che nasconde una città come Roma, di cui descrive anche le bellezze solari e le curiosità della storia, accanto alle notti insanguinate e all'ombra di un presunto serial killer, in un bel gioco narrativo di contrasti alla rincorsa di una verità che ogni volta appare qualche passo più in là e sempre peggiore, più gravida di pericoli e minacce.(ANSA).

Donato Carrisi è un maestro nel condurci nelle zone più oscure sia dell'animo dei suoi personaggi, sia del mondo che ci circonda e, in questo senso, il titolo ''Il cacciatore del buio'' è già una bella etichetta. Questa volta poi lo fa con una costruzione a scatole cinesi, a delitti che si susseguono a sorpresa quasi uno dentro l'altro, e assieme con un racconto a puntate che in fondo è l'erede del romanzo d'appendice, con inizi e fini che ogni volta lasciano in sospeso molte cose, compresa la curiosità del lettore. Se dopo ''Il suggeritore'', romanzo d'esordio e di partenza di un successo che ha portato questo scrittore a vendere in cinque anni oltre un milione di copie dei suoi libri, torna a quei protagonisti in ''L'ipotesi del male'', da Mila Vasquez, con tutti i suoi gravi disturbi e insicurezze, e Goran Gavila, in quest'ultimo romanzo riappaiono, presi da ''Il tribunale delle anime'', Marcus, il prete penitenziere criminologo cacciatore del buio, e Sandra, la poliziotta fotografa di scene del crimine, attenta a individuare i dettagli fuori posto, il vuoto in cui si nasconde una verità. Marcus riappare a Praga, ricoverato in ospedale per un proiettile che gli ha forato una tempia e gli ha fatto perdere la memoria e la coscienza di sé, di chi fosse, almeno fino a quando non arriva qualcuno, padre Clemente, che dice di conoscerlo e di poterlo aiutare, se lui lo vorrà, se avrà la curiosità e il coraggio di tornare indietro, invece di approfittare della sua condizione per una fuga in avanti, verso una vita nuova. E' così che Marcus torna a Roma e riprende il suo antico lavoro di padre penitenziere, che sulla sua strada rincontrerà la bella fotografa, con tutti i suoi problemi personali, verso cui forse prova qualcosa. La rincontra tra il corpo di una suora di clausura fatto a pezzi in un boschetto nei giardini vaticani, una coppia di giovani assassinata e torturata nella pineta di Castelfusano dove si sono appartati, un poliziotto ucciso con un colpo al petto, e così via. Tutto questo tra sette sataniche e club clandestini per festini di personaggi perversi e sadici, tra un medico legale, il dottor Astolfi, dalla doppia vita, che si suicida per non confessare i suoi segreti (e soprattutto i suoi complici), e il Vaticano, con la sua gerarchia verticistica e misteriosa. Del resto qui c'è chi si fa il segno della croce al contrario, chi sussurra ''Hic est diabolus'', poi un sorta di neonazista più o meno pentito e un uomo che si sente in dovere di arrivare subito dalle Filippine, perchè al centro delle indagini c'è, tra l'altro, un ''bambino di sale''. Una scrittura diretta e precisa, noir senza compiacimenti, capace di far vedere, quella di Carrisi, che scopre i misteri che nasconde una città come Roma, di cui descrive anche le bellezze solari e le curiosità della storia, accanto alle notti insanguinate e all'ombra di un presunto serial killer, in un bel gioco narrativo di contrasti alla rincorsa di una verità che ogni volta appare qualche passo più in là e sempre peggiore, più gravida di pericoli e minacce.(ANSA).

Donato Carrisi, un anno fa a Valdagno

Donato Carrisi, un anno fa a Valdagno

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5 settembre 2014 5 05 /09 /settembre /2014 23:19
Libro del mese settembre 2014: "L'incolore Tazaki Tzukuru e i suoi anni di pellegrinaggio"

Tazaki Tsukuru aveva degli amici, ora non li ha più.


Erano quattro. Li aveva conosciuti al liceo e tutti avevano nel loro nome un colore. Tutti, tranne lui, l’incolore. Erano molto affiatati e, insieme, stavano bene. Poi, una volta all'università, le cose cambiarono e un bel giorno Tazaki si sentì dire di non essere più persona gradita. Come mai? Cos'era successo?

Tazaki non lo sapeva e solo molti anni dopo compie un pellegrinaggio per rivedere quei vecchi compagni e indagare e cercare di capire un passato che non ha mai smesso di tormentarlo.

Haruki Murakami torna, con questo suo ultimo libro, al realismo. Mette da parte per un attimo distopia e temi fantastici per calarsi in una realtà contemporanea e concreta che ricorda, per certi versi, "Norvegian Wood". E lo fa costruendo una storia che rimanda, anche se con modi più 'estremi', a quel momento della crescita in cui, inevitabilmente, alcune amicizie maturate a scuola si perdono. Diventando adulti si prendono strade diverse, si incontrano persone differenti e tutti noi possiamo trovare, nella nostra memoria, nomi di persone care che, col tempo, hanno smesso di esserci vicine.


Murakami affronta tutto questo con la grazia che contraddistingue la sua scrittura. Con quel suo stile quasi distaccato e pensieroso. Con personaggi particolari e unici. Con citazioni musicali e letterarie e parti lasciate in sospeso. Insomma, tutti i tratti caratteristici della sua poetica.

Questo romanzo non si limita però a questo, ma si spinge oltre cercando di mostrare quanto spesso il coraggio di ripercorrere il passato venga meno. Quanto è difficile accettare una vita ormai passata? E quanto ci costa tornare sui nostri passi e tentare di comprendere cose che forse non vorremmo più affrontare?

Tazaki lo scoprirà presto, così come scoprirà quanto possa essere liberatorio affrontare le proprie paure e dar loro una spiegazione.

"L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio" è l'ennesima conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, della maestria di un autore come Murakami che sa raccontare l'umano in maniera personalissima e unica.

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8 luglio 2014 2 08 /07 /luglio /2014 15:25
“Il segreto delle stelle bianche” è il romanzo d’esordio della statunitense Emily Murdock, Feltrinelli l’ha inserito nella collana dedicata ai ragazzi, ma, a nostro avviso, questa storia merita di essere letta anche da chi ragazzo non è più. Carey e Jenessa, sono due bambine, che si amano alla follia e che la vita ha fortemente provato: la loro mamma le ha fatte crescere in un bosco e le ha lasciate sole a badare a se stesse per poi abbandonarle del tutto. In un attimo di lucidità dalle droghe e dall’alcool, scrive una lettera al suo ex marito dicendogli dove trovare le bambine. Ecco il romanzo inizia quando Carey, che ormai ha quattordici anni, capisce che le persone che sono arrivate nel bosco, vogliono portarle via di lì e forse separarle. Nonostante la diffidenza e la paura, fa di tutto per dare delle sicurezze alla piccola sorellina Jenessa e in fondo al cuore spera che le cose vadano bene. D’ora in avanti la vita cambia, ci saranno nuove persone e nuove esperienze. Carey, passo dopo passo, capisce cosa siano l’amore, la vita nella società e la famiglia: il padre che credeva violento, perché i ricordi erano quelli di una mamma instabile e drogata, la ama e la accoglie assieme alla sorella. Ma soprattutto questo papà sconosciuto le lascia il suo tempo, le cammina a fianco e aspetta che sia lei a raccontargli cosa è accaduto, a lei e Jenessa, nel bosco. Perché Carey fatica a fidarsi delle persone e perché Jenessa non parla? Leggendo questa confessione a piene mani entrerete nel cuore di una “ragazza” dolce, tenace, intelligente e capace di affrontare le difficoltà della vita con coraggio e determinazione. Un romanzo di formazione e nel contempo una storia intensa in cui la speranza è la parola d’ordine.

“Il segreto delle stelle bianche” è il romanzo d’esordio della statunitense Emily Murdock, Feltrinelli l’ha inserito nella collana dedicata ai ragazzi, ma, a nostro avviso, questa storia merita di essere letta anche da chi ragazzo non è più. Carey e Jenessa, sono due bambine, che si amano alla follia e che la vita ha fortemente provato: la loro mamma le ha fatte crescere in un bosco e le ha lasciate sole a badare a se stesse per poi abbandonarle del tutto. In un attimo di lucidità dalle droghe e dall’alcool, scrive una lettera al suo ex marito dicendogli dove trovare le bambine. Ecco il romanzo inizia quando Carey, che ormai ha quattordici anni, capisce che le persone che sono arrivate nel bosco, vogliono portarle via di lì e forse separarle. Nonostante la diffidenza e la paura, fa di tutto per dare delle sicurezze alla piccola sorellina Jenessa e in fondo al cuore spera che le cose vadano bene. D’ora in avanti la vita cambia, ci saranno nuove persone e nuove esperienze. Carey, passo dopo passo, capisce cosa siano l’amore, la vita nella società e la famiglia: il padre che credeva violento, perché i ricordi erano quelli di una mamma instabile e drogata, la ama e la accoglie assieme alla sorella. Ma soprattutto questo papà sconosciuto le lascia il suo tempo, le cammina a fianco e aspetta che sia lei a raccontargli cosa è accaduto, a lei e Jenessa, nel bosco. Perché Carey fatica a fidarsi delle persone e perché Jenessa non parla? Leggendo questa confessione a piene mani entrerete nel cuore di una “ragazza” dolce, tenace, intelligente e capace di affrontare le difficoltà della vita con coraggio e determinazione. Un romanzo di formazione e nel contempo una storia intensa in cui la speranza è la parola d’ordine.

Emily Murdoch vive nel deserto dell’Arizona con il marito, dove gestisce un ricovero per cavalli e asini salvati dal macello. Il segreto delle stelle bianche (Feltrinelli, 2014), il suo primo romanzo, è stato accolto entusiasticamente dalla stampa americana e i diritti di pubblicazione sono stati venduti in sette paesi.

Emily Murdoch vive nel deserto dell’Arizona con il marito, dove gestisce un ricovero per cavalli e asini salvati dal macello. Il segreto delle stelle bianche (Feltrinelli, 2014), il suo primo romanzo, è stato accolto entusiasticamente dalla stampa americana e i diritti di pubblicazione sono stati venduti in sette paesi.

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