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23 ottobre 2012 2 23 /10 /ottobre /2012 15:51

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La scrittice sarda, Michela Murgia, sarà a valdagno, giovedì 25 ottobre (Palazzo Festari Sala soster ore 20.30) per parlare del suo ultimo libro "L'incontro" (Einaudi) e per raccontare di sè e della sua grande passione pel la lettura e la scrittura. Michela scrive di se stessa "Leggo, leggo, leggo. E se non sto leggendo. è perché sto scrivendo qualcosa da leggere". Michela nel 2010 ha vinto il Premio Campiello con "Accabadora".

L'evento è organizzato dalla Libreria Liberalibro in collaborazione con l'Ufficio Eventi del Comune di Valdagno e si inserisce nel percorso di Passaparola   - IX Forum del Libro Vicenza  2012.

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17 ottobre 2012 3 17 /10 /ottobre /2012 00:40

 

stoner-coverNon sempre la vita riserva felicità, bellezza e gioia, anzi quasi sempre se riusciamo a raggiungere, magari per poco, una di queste condizioni, ci riusciamo a costo di grandi fatiche e dolorose  privazioni. William Stoner, all’inizio di questo romanzo, sembra aver scoperto ciò che lo rende felice. All’università dove studia agraria, c’è l’obbligo di sostenere un esame di letteratura inglese: la letteratura da allora in poi sarà la sua vita, tutta la sua vita.

Sarà l’unica cosa bella, o meglio non l’unica, ma quella a lui più fedele.  La vita di William Stoner, che tanto somiglia a quella di chi la scrive, è una vita triste, difficile, piena di solitudine e cattiverie subite.

Stoner diventa un professore universitario, insegna per anni con passione, nonostante i sabotaggi di un collega astioso e vendicativo, sposa una donna insipida, frigida e animata da un ingiustificato rancore, ha una figlia che ama, ma che subirà la cattiva influenza della madre. La luce arriva nella vita di quest’uomo quando conosce una promettente studentessa di cui si innamora e dalla quale è ricambiato, ma anche questa concessione alla bellezza in una vita piatta e incolore viene prontamente stroncata dalle autorità dell’Ateneo. Quando alla fine Stoner muore avrà vissuto  una vita triste, ma dignitosa dando il meglio di sé nel suo lavoro.

Anche le vite poco interessanti, anzi forse queste più di altre, sono d’esempio e ci dimostrano che è l’essere umano in sé a contenere mondi, ad essere vita.

Pubblicato per la prima volta nel 1965, poi quasi dimenticato, Stoner di John E. Williams è stato ripubblicato nel 2006 dalla New York Review Books, suscitando un rinnovato interesse da parte della critica e dei lettori. 

 

 

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17 ottobre 2012 3 17 /10 /ottobre /2012 00:36

 

KLIUzDggp2Q8 s4-mCi sono vuoti e vuoti. Alcuni lasciano uno spazio che si decide di ignorare, altri creano un buco, un’assenza che chiede di essere sostituita.

Ci sono vuoti che diventano una liberazione, ci sono mancanze che non trovano consolazione.

Ogni vuoto offre delle domande e ci obbliga a una riflessione: cosa c’era prima? Perché ora non c’è più? Questa mancanza mi dà sollievo o è una sofferenza per me? Avrei potuto evitare questo vuoto?

Così  capita di darci da fare a colmare spazi che non vogliamo vedere inutilizzati: spazi di tempo, spazi di cuore, spazi di pensiero.

Un vuoto, però, ci interroga più di altri: è quello educativo che lasciamo nel nostro rapporto con i figli. Ci pone dei quesiti, in quanto non capiamo bene come possa esistere, dato che siamo ogni giorno a correre da mattina a sera proprio per i nostri piccoli.

Come spiegarlo?

Ritorna il concetto di presenza educativa che non si prende cura del fare del bambino o per lo meno non solo. Qui si parla di una presenza che si fa ascolto, guida, dialogo, si trasforma in una relazione profonda che si interpella sul valore del ruolo genitoriale, su questo importante e privilegiato compito che spetta di diritto alle mamme e ai papà.

Questo spazio nella vita dei nostri figli è troppo importante per rimanere privo di utilizzo. Spazio vuoto = assenza  educativa.

Io genitore lascio questo spazio ad altri quando metto mio figlio solo davanti alla televisione, quando delego le agenzie educative a fare una parte di ciò che mi compete, quando mio figlio naviga in internet o lo lascio con il cellulare in mano, quando non ci sono a dare la mia versione della vita e permetto che le versioni altrui passino senza un confronto.Immagine1-copia-1

Ecco perché i vuoti educativi sono i più pericolosi e ci spingono a una domanda per certi versi inquietante: se non ci sono io, chi riempie il mio spazio nella vita di mio figlio?

Ci sono vuoti e vuoti. Il vuoto educativo è una sconfitta genitoriale. 

Buona qualità di vita!

            Mariella Lunardi

 

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17 ottobre 2012 3 17 /10 /ottobre /2012 00:27

murgia.png

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11 ottobre 2012 4 11 /10 /ottobre /2012 14:43

azzolini.jpg

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19 settembre 2012 3 19 /09 /settembre /2012 10:47

JBarreau.jpgean-Luc, un gallersita parigino, ha un brutto rapporto con le lettere d'amore. Ne aveva scritta una da giovane, ma ne era conseguito un cuore rotto e tanta vergogna, quindi ora non vuole più saperne.

Peccato però che il destino la pensi diversamente. Sarà proprio una lettera d'amore a cambiargli la vita, una bella dichiarazione su carta azzurra scritta da una misteriosa Principessa.

Chi sarà questa donna sconosciuta? Una delle sue artiste di punta? Un ex amante? oppure proprio la ragazzina che lo aveva tanto ferito in passato?

 

 

Con una scrittura deliziosa e frizzante, Nicolas Barreau ci porta tra le strade di Parigi, alla ricerca di una principessa. Curiosi come il protagonista, ci si ritrova a leggere di ogni donna con sospetto e speranza, fino a quando non si scoprirà la verità.

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13 settembre 2012 4 13 /09 /settembre /2012 14:33

everwild.jpgDove si va quando si muore?

Beh, se siete degli adulti non preoccupatevi, andrete sicuramente nella luce, qualsiasi cosa questo voglia dire.

Se invece siete bambini o ragazzini, allora la destinazione del viaggio non è poi così scontata. Potreste infatti finire a Everlost!

Everlost è un luogo sulla terra. O meglio, è un insieme di luoghi morti sulla terra. Le Torri Gemelle, Cape Canaveral, o semplicemente dove è morto qualcuno... ecco, lì si forma una zona dove i fantasmi dei ragazzi possono vivere tranquilli per l'eternità.

A dire il vero, tranquilli forse non è la parola giusta. Già, perché una guerra si sta accendendo tra gli spiriti. Una guerra causata dallo scontro tra l'Orco Cioccolata e la Strega dei Cieli. Una guerra che può segnare la fine di Everlost stesso.

Ognuno deve scegliere con chi schierarsi, ma non sempre le scelte sono facili da affrontare.

 

"Everwild", secondo capitolo della trilogia iniziata con "Everlost", è un romanzo fantasy per ragazzi davvero brillante. Attraverso delle idee nuove e originali e continui colpi di scena, crea un'avventura che travolge il lettore. Sarà impossibile staccarsi da quelle pagine e difficilmente i protagonisti di questa storia lasceranno il vostro cuore. E proprio attraverso le scelte, i poteri, le esitazioni e le battaglie dei ragazzini protagonisti, l'autore ci mostra quanto poco noi riusciamo ad apprezzare la nostra vita e il nostro mondo.

 

Consigliatissimo a tutti quei giovani lettori che amano l'avventura, "Everwild" ha le carte in regola per far breccia anche nei gusti di lettori più grandicelli.


Siete pronti per andare ad Everlost?

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13 settembre 2012 4 13 /09 /settembre /2012 00:04

KLIUzDggp2Q8 s4-m

Dobbiamo necessariamente trovare il tempo di fermarci e di offrire ai nostri figli la possibilità di stare con noi e contemporaneamente di parlare con noi.

Ma parlare di cosa? Di quello che hanno fatto? Di quello che faranno? Dei giochi? Dei programmi? Della scuola? Di televisione?

Potrei continuare offrendo esempi sui molteplici contenuti con cui spesso riempiamo le nostre conversazioni, orientati da uno stile sociale che ci invade di incombenze pratiche.

Forse, però, troppo poco ci chiediamo: Come stai? Come ti senti? Sei triste? Sei allegro? Sei soddisfatto di come sono andate le cose oggi? Raccontami quello che è successo e quello che avresti voluto succedesse … E anche qui le domande potrebbero essere infinite.

La differenza in cosa consiste?

Nelle prime indago sul fare, nelle seconde sul sentire. La diversità è abissale, perché sono completamente diversi i piani d’indagine, di riflessione.

Ecco, io credo sia importante spostare il contenuto delle conversazioni in quest’ultima direzione, per dare al bambino la possibilità di esprimere i suoi sentimenti, i suoi pensieri , le emozioni, siano esse  positive o negative.

A noi il compito, poi, di guidarlo in questo viaggio, magari cogliendo l’occasione per proporre a nostro figlio i nostri valori, perché qualcuno deve farlo e se il genitore non adempie a questo delicato e fondamentale compito, lascia un vuoto educativo che verrà riempito da altri.

Altro problema che possiamo porci è il seguente: come fare a introdurre queste conversazioni così intime e così poco superficiali? In fondo si parla di bambini.

Ebbene, le storie ci vengono in aiuto. I libri sono una fonte inesauribile di spunti per il dialogo profondo. Intanto perché i temi sono trattati in mondi a misura di bambino ( i personaggi e le storie sono tarati per ogni età e possiamo  scegliere  accuratamente tra le varie proposte) e le tematiche sono quelle dell’infanzia. Lo sanno bene gli scrittori che affrontano tanti problemi e lo fanno entrando nell’universo dei piccoli ed esplorandolo con maestria!

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Allora prendiamo un libro e cominciamo a leggerlo a voce alta al nostro bambino.Poi aiutiamolo a capire non solo la storia, ma  anche le possibilità che la storia stessa può regalarci: sono queste le conversazioni del cuore.

Il personaggio ti assomiglia?


Ti senti uguale a lui?

Sei coraggioso come lui o hai paura. Quando?

 

Si aprono porte mai attraversate e il libro si trasforma in un’opportunità, un’occasione da non perdere: stare con il proprio figlio, donargli un tempo sano e parlargli di sentimenti.

Non mi sembra poca cosa!


Allora buona lettura e… buona qualità di vita!                                                         

                                                          Mariella Lunardi

 

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12 settembre 2012 3 12 /09 /settembre /2012 22:33

 

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L’isola non ha un nome, odora di salmastro, di fico e di elicriso.  Paolo e Luisa vi arrivano in motonave: nel carcere di massima sicurezza dell’isola ci sono i loro famigliari.

Luisa, contadina e mamma di cinque amatissimi figli, va a trovare il marito assassino; Paolo, ex professore di filosofia, non vuole abbandonare il figlio terrorista. I due sembrano non avere una via di scampo dal dolore che attanaglia i loro cuori, eppure, quell’isola tanto  inospitale regala loro la possibilità di un incontro, di un filo di speranza. Possono scambiarsi il dolore e darsi un po’ di sollievo.

Paolo e Luisa rimangono bloccati nell’isola a causa del maestrale: il direttore del penitenziario ordina alla guardia carceraria Pierfrancesco Nitti di non abbandonarli un attimo perché, in quanto parenti di criminali, sono pericolosi.  I tre condividono il tempo tra diffidenza, imbarazzo e reciproca curiosità. Anche a  Nitti,  abbruttito dalla vita del carcere e dalla violenza che fa parte della sua vita, questa esperienza  dona uno spiraglio di luce e un’idea di cambiamento.

Francesca Melandri ha scelto di raccontare il carcere, quello di massima sicurezza, attraverso le voce dei parenti dei detenuti e lo fa con grazia, attraverso sguardi, silenzi, parole sussurrate. Siamo negli anni di piombo, anni duri, violenti, che la Melandri dimostra di conoscere e che vuole mostrare al lettore in modo diverso, nuovo, con una sensibilità tutta femminile, senza dar conto di attentati, morti, sangue, esplosioni. La Melandri ci dice che anche chi ha sposato, dato la vita, amato l’assassino, il pedofilo, il terrorista, viene annientato dal dolore . A loro per sopravvivere serve un surplus di coraggio e più di altri sono obbligati a guardare dentro se stessi e ai propri figli, mariti, fratelli.

 

Francesca Melandri ha già pubblicato per Mondadori "Eva dorme", lavora come sceneggiatrice. Con questo romanzo ha ottenuto il secondo posto al Premio Campiello 2012.

 

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4 settembre 2012 2 04 /09 /settembre /2012 14:27

muses.jpgAlice sembra una di quelle ragazze che è meglio evitare. E' coperta di tatuaggi e piercing, suona musica rock e ha un carattere ribelle, odia il padre violento e prova pena per la madre succube.

Poi, però, succede qualcosa. In seguito a un incidente, Alice scopre di essere stata adottata. Sarà cercando il suo passato, e grazie alle sue grandi doti musicali, che scoprirà una verità davvero sconcertante: Alice è una delle nove Muse.

Sì, le Muse esistono e sono tra noi. Certo, nel corso dei secoli si sono 'evolute', ma gli uomini hanno bisogno, ora più che mai, di essere ispirati.

Ogni dono, però, è un'arma a doppio taglio che può fare il bene come il male.

 

Con una scrittura frizzante e una trama ricca di colpi di scena, Falconi riesce a creare un romanzo urban-fantasy davvero interessante. Avvalendosi di una protagonista tra le più carismatiche e affascinanti, ci immerge in un'avventura dal ritmo incalzante che non manca di lanciare dei sassolini che possono far riflettere sull'arte e sul ruolo che essa ricopre (o non ricopre più?) nella nostra società.

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