Perche' leggere a voce alta ai nostri figli? Perché dover trovare, nella frenesia delle nostre giornate, un tempo per la lettura?
Individuare una motivazione forte per anteporre la lettura alle molteplici incombenze che quotidianamente bussano alla porta dei nostri impegni è fondamentale. Ma deve essere una motivazione importante, di un certo peso, che ci spinga a mettere da parte lavori domestici, impegni fuori casa, doveri vari; una motivazione che faccia spazio appunto alla lettura.
Allora vediamo insieme dove possiamo cercare una motivazione di tale efficacia da smuovere le nostre abitudini.
Abbiamo molti beni: materiali, economici, di varia natura. Per un genitore, comunque, il bene per eccellenza resta il proprio figlio. Amiamo i nostri bambini con tutto il nostro cuore e, ne sono certa, siamo disposti a fare qualsiasi cosa per loro.
Il punto è questo: esistono delle priorità nel nostro “fare” per i nostri figli?
Sicuramente l’accudimento fisico, scolastico, educativo è una priorità irrinunciabile. La cura, la protezione sono un obbligo nei confronti di un minore e diventano una gioia se rivolte a un figlio.
Ma all’interno dei mille gesti che quotidianamente compiamo per accudire i nostri bambini, la relazione affettiva occupa uno spazio sempre più ristretto. Siamo troppo presi dalle incombenze pratiche, siamo in affanno di tempo e ci preoccupiamo principalmente che tutti i bisogni materiali vengano soddisfatti: mangiare, vestire, attività fisica, compiti scolastici…
In questo vortice di azioni, per altro fondamentali, corriamo il rischio di dimenticarci che la relazione ha fame di tempo, ha sete di attenzione, è ingorda di dialogo. La relazione ci vuole fisicamente, richiede la nostra attenzione, la disponibilità d’animo a matterci in contatto con l’altro, il tempo per l’ascolto, l’incontro fisico, le conversazioni del cuore…
In poche parole la relazione dice a gran voce:”Io ci sono, sono per te.”
Allora la lettura, nel nostro quotidiano, diventa uno strumento della relazione. Leggere a voce alta ai nostri figli non è solo un’opportunità culturale che offriamo(tutti conosciamo i benefici della lettura nell’istruzione di un bambino). Leggere si fa spazio relazionale: io e mio figlio di fronte a un libro. Tutto si trasforma: un tempo magico per entrare nelle storie, una voce calda per accompagnare il piccolo nel mondo dei sogni, una presenza fisica che penetra nel mondo dell’infanzia e si fa a misura di bimbo per viaggiare con lui nella fantasia degli intrecci dei racconti.
È un tempo straordinario, prezioso, dove le distanze tra adulto e minore si annullano perché navigano insieme, genitore e figlio, nella dimensione fantastica del sogno, del tutto possibile, dell’irrazionale: la dimensione appunto delle storie.
Ma c’è di più. I racconti diventano terreno fertile per porre domande, instaurare un dialogo, confrontarsi proprio utilizzando il contenuto dei racconti letti. Ogni storia porta con sé un messaggio, non è un racconto vuoto, ci parla, dice cose, fa riflettere. Noi possiamo utilizzare proprio i messaggi delle storie per parlare con i nostri figli. Lo facciamo in un terreno a loro familiare: le avventure dei personaggi. Allora il dialogo diventa più semplice e indagare nel mondo affettivo meno faticoso.
Hai a volte paura anche tu come il protagonista della storia?
Ti senti rifiutato anche tu come è successo a lui?
Oppure ti capita di rifiutare qualcuno?
Quando sei stato coraggioso come il protagonista?
Sono solo alcuni esempi delle proposte di dialogo che possiamo instaurare utilizzando le storie. Un dialogo che non è più basato sul fare: hai fatto i compiti, hai mangiato, ti sei vestito? È un dialogo che si basa sull’essere: come ti senti, hai delle paure, hai dei sogni?
Allora sì che il nostro tempo si fa pregnante di relazione perché noi non siamo mai quello che facciamo, siamo sempre quello che proviamo.
Buona qualità di vita con i vostri figli. Mariella Lunardi