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19 settembre 2017 2 19 /09 /settembre /2017 20:10
I libri talvolta sono come un paio d'occhiali che ci permettono di meglio vedere ciò che ci scorre innanzi e questo è sicuramente il caso di The Store il nuovo thriller di James Patterson che arriverà in libreria il 14 settembre per Longanesi.
The Store è il più grande negozio online del mondo che – come recita lo slogan – “sa i tuoi bisogni prima che li sappia tu”: non solo può consegnare in tempi brevissimi ogni cosa di cui i clienti hanno necessità grazie all’utilizzo di droni, ma riesce a prevedere e anticipare le esigenze dei consumatori.
Oggi The Store, Amazon, è una realtà che sta cambiando i comportamenti d’acquisto e che come riportato da recenti notizie di stampa in America sta cambiando radicalmente la struttura
commerciale vista la crisi che ha colpito la grande distribuzione organizzata con la chiusura di intere catene e perdita di posti di lavoro.
Dietro il suo successo, c’è sicuramente un elemento di forte innovazione che ne rende più competitiva l’offerta commerciale rispetto agli altri operatori e alla stessa Grande distribuzione; ciò che però per me non è chiaro ai più, e il libro di Patterson in parte lo mette in evidenza, è la conseguenza sulle nostre vite e sul sistema delle imprese e su alcuni importanti principi che sin qui hanno retto le società occidentali.
L’efficienza del suo servizio è infatti frutto anche di:
Condizioni di lavoro: in più occasioni con articoli e libri si è dimostrato che in Amazon i lavoratori devono rinunciare ad alcune delle conquiste ottenute grazie alle lotte sindacali del secolo scorso; tra i lavoratori molto penalizzati sono ad esempio i corrieri che devono garantire tempi di consegna rapidissimi a prezzi sempre più contenuti.
Tassazione: una recente denuncia dei colleghi inglesi, ha dimostrato che nel corso del 2016 Amazon ha aumentato del 54% il suo fatturato in Uk, ma cosa strana ha ridotto di circa il 50% il valore delle imposte pagate, passate da 15,8 mln di sterline del 2015 ai 7.4 mln di sterline del 2016.
La riduzione del costo del lavoro e del livello delle imposte rappresentano due significativi vantaggi competitivi che Amazon oggi ha rispetto al resto delle imprese con le quali si deve confrontare, vantaggi che le permettono di far pagare meno i suoi servizi e di investire maggiori risorse nello sviluppo delle sue strutture; questo vantaggio competitivo è però pagato da noi tutti con la chiusura di aziende e la perdita di posti di lavoro, che potranno essere anche ricollocati in Amazon ma con minori tutele sindacali, e quindi con un deterioramento delle condizioni complessive di vita. Che l’elusione fiscale operata da Amazon, come da altri colossi del web, sia oggi un reale vantaggio competitivo a danno della collettività e della concorrenza di mercato, lo dimostra la recente vicenda che ha visto coinvolta Google Italia che proprio a seguito della transazione con il fisco italiano (304 mln di euro) ha dovuto rivedere il suo bilancio 2016 che da attivo ha chiuso in passivo per 60 mln di euro e con un patrimonio netto negativo di 47 mln che ha richiesto un’importante ricapitalizzazione della società controllante per 57 mln, situazione questa che molto probabilmente a detta degli analisti potrebbe ripetersi anche per il 2017.
Oltre a questo però è chiaro che la concentrazione della produzione di ricchezza in operatori che versano meno imposte ha come riflesso meno risorse disponibili per gli investimenti pubblici, con conseguente riduzione di servizi, e ancora quindi con un peggioramento delle condizioni di vita.
E infine il dato per me più preoccupante è quanto Patterson ci racconta, ovvero che grazie al comportamento del consumatore, Amazon e i grandi store online, conoscono del consumatore i
gusti, gli interessi e le inclinazioni e quindi sono in grado di costruire un'offerta commerciale ad hoc.
Alì Baba in Cina, l'altro grande store online, come anche Amazon in Usa, hanno aperto strutture commerciali fisiche nelle quali il mix di offerta tiene conto delle abitudini d'acquisto realizzate nel tempo in un determinato territorio.
Se queste sono le strategie che sottendono agli store online e se quindi al consumatore in un prossimo futuro verranno proposti anche nei negozi fisici acquisti in base ai propri gusti, come possiamo pensare che ci possa essere una crescita, uno sviluppo, se viene a mancare la prima molla per l'innovazione ossia la curiosità, la ricerca del nuovo, del diverso nel nostro quotidiano?
In fondo noi librai, che per primi siamo stati coinvolti dal fenomeno Amazon, possiamo testimoniare come nel tempo il consumatore medio abbia perso la capacità di scoprire il nuovo e si sia rinchiuso nella rincorsa al già visto, al già letto, con una ripercussione preoccupante sul fronte produttivo che questa tendenza ha assecondato; e solo grazie al nostro lavoro quotidiano fatto di ricerca di nuove voci, nuove idee, queste ancora possono emergere.
Se all'impoverimento culturale aggiungiamo poi che il proprietario di Amazon ha acquistato il più influente quotidiano d'America e che quindi oltre ad indirizzare i comportamenti d'acquisto, può alimentare campagne di stampa magari indirizzate secondo i propri interessi, e che infine Amazon ha un alto valore di capitalizzazione di borsa, ovvero è fortemente sostenuto dal mercato finanziario, abituato, come ben sappiamo a mettere i soldi a fronte di evidenze economiche certe, cosa che non avviene al momento per Amazon, sorge il legittimo sospetto che dietro a tutto questo vi sia un progetto, un'idea di società con al centro i grandi players dell'online che prevaricando tutte le regole della civile convivenza, in primis quelle fiscali e del mondo del lavoro, si arricchiscono alle spalle dei consumatori loro clienti, dando a loro la falsa percezione del risparmio, del vantaggio, ma in realtà privandoli della loro privacy e distruggendo le loro società, quasi come novelli vampiri.
E' tempo credo che le nostre istituzioni aprano gli occhi e cerchino di trovare le misure necessarie per evitare tutto questo, per evitare cioè che oltre alla chiusura di centinaia di migliaia di imprese e oltre alla perdita di posti di lavoro, ad implodere siano le nostre stesse comunità statuali e l’idea di civile convivenza che ne è alla base, con l'affermarsi di organizzazioni sociali rette dai grandi operatori online, o meglio dall'unico grande operatore online,” The Store”, come Patterson ci racconta nel suo thriller.
Paolo Ambrosini
Presidente Ali Associazione librai italiani
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12 agosto 2017 6 12 /08 /agosto /2017 15:59

“Le nostre anime di notte” è l’ennesimo capolavoro dello scrittore americano Kent Haruf pubblicato da NNEditore .  Siamo a Holt, piccola cittadina inventata del Colorado, e Addie Moore bussa alla porta del vicino Louis Walters e gli chiede “vuoi passare la notte da me?”. In un primo momento Louis è titubante, ma poi decide che sì, si può provare. Addie e Louis non sono più giovani, sono vedovi  e le loro vite sono monotone e una svolta ci vuole.

Le notti passate vicini a parlare diventano, quasi, la loro ragione di vita. Ma gli ostacoli a questo loro voler vivere pienamente la loro amicizia non mancano, i loro figli e la bigotta comunità di Holt non sono pronti ad accettare un comportamento tanto anticonvenzionale e spre giudicato

Ecco che Addie e Louis dovranno scegliere.

La scrittura di Haruf ti avvolge, non ti permette  di alzare lo sguardo dalla pagina. Ti senti avvolto in flusso di parole, in cui manca quasi la punteggiatura, almeno quella del discorso diretto. Le voci dei protagonisti si intrecciano come le loro anime di notte.

Ho amato questo piccolo libro e ho pianto assieme a Addie, Louis e al piccolo Jamie.

Kent Haruf morì nel 2014 per un cancro ai polmoni e scrisse “Le nostre anime di notte” negli ultimi mesi della sua vita e con questo romanzo testamento ha voluto raccontare la sua storia con la moglie Cathie.

Per conoscere meglio questo grande scrittore americano, al pari di John Williams, snobbato per decenni da tutti e ora venerato, vi consigliamo di leggere l’intervista di Repubblica alla moglie Cathie.

http://www.repubblica.it/cultura/2017/02/11/news/cathy_haruf_eravamo_io_e_kent_le_due_anime_nella_notte_-158067536/

 

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11 agosto 2017 5 11 /08 /agosto /2017 17:19

Ho amato molto “Guardami negli occhi” di Giovanni Montanaro; con delicatezza e una scrittura intensa e perfetta, l’autore ci racconta la storia d’amore tra Raffaello e la Fornarina. Anzi, è Margherita stessa a dar vita  a questo romanzo, lei cammina per le vie di Trastevere, corre, ama e infine racconta ciò che ha vissuto dal momento in cui il più bravo pittore del mondo l’ha vista e l’ha voluta conoscere.

Dal convento di Sant’Apollonia in cui si rinchiude dopo la morte del suo amore, Ghita Luti ricorda e mette in scena il miracolo dell’amore, quello grande, unico, in cui continua a vivere anche rimasta sola e che rendeva Raffaello un pittore ancora più grande, non solo perfetto, ma grande davvero.

 Se guardate il ritratto della Fornarina, che si trova a Roma, a Palazzo Barberini, potete vedere tutto questo e il piccolo anello, per secoli rimasto nascosto sotto un tratto di pittura messo forse da un allievo di Raffaello, è li, di nuovo visibile, per testimoniare la storia di un amore osteggiato dal potere,  dalla convenienza e dalla paura.

Giovanni Montanaro riesce inoltre a far vivere la Roma di fine Quattocento e inizio Cinquecento, una Roma piena di cantieri, ma nello stesso tempo piccola e solo testimone della grandezza di un passato irripetibile.

Grazie anche al genio di Raffaello, quella Roma è oggi parte del nostro immaginario e della nostra storia, quel genio, che dalle pagine di “Guardami negli occhi” così dipinge la sua Margherita:

“Siediti,” ha proseguito, mostrandomi un pancaccio di fronte al suo sgabello.

“Guardami negli occhi.”

Io ho obbedito. Ho sorriso un poco, senza muovere le labbra, con gli occhi che gli volevano bene, e restavano furbi, svegli.

Ha scelto un asse di pioppo, tutta chiara, e l’ha appoggiata sopra il cavalletto. Ha regolato l’altezza, preso le distanze, e ha cominciato il primo schizzo. Andava di getto, le linee frenetiche, sicure, come sapesse da sempre cosa fare. [...]

Mi ritraeva quando eravamo soli, di notte.

Spesso mi chiamava per pochi attimi. Per vedere, verificare, una luce, un colore, lo sfondo, l’intensità delle pupille, la forma delle dita, l’osso del polso. Voleva che tutto fosse perfetto. Ma procedeva anche senza di me, appena la bottega era vuota. All’inizio aveva pensato di poter concludere in pochi giorni, perché aveva sentito quanto gli riusciva naturale, si era accorto che sapeva tutto di me, che il mio corpo l’aveva visto migliaia di volte; i miei capelli, le mie ciglia, il gomito, il collo, nessuna parte di me aveva segreti per lui, conosceva il mio corpo meglio di quanto lo conoscessi io. Ma presto aveva capito che quell’amore andava sotto, sotto quel corpo, e che bisognava cercarlo, immergersi, per on perderlo.”

Imm. Giovanni Montanaro con noi a Valdagno per presentare il suo romanzo.

Giovanni Montanaro (Venezia, 1983) è scrittore e avvocato. Ha scritto racconti, testi per il teatro e i romanzi La croce Honninfjord(Marsilio, 2007), Le conseguenze (Marsilio, 2009), Tutti i colori del mondo (Feltrinelli, 2012), Tommaso sa le stelle (Feltrinelli, 2014) e Guardami negli occhi (Feltrinelli, 2017)

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9 giugno 2017 5 09 /06 /giugno /2017 13:57

Noi del bookclub ci dedichiamo un'ultima lettura prima del riposo estivo. Sarà, questa, una lettura breve ma che ci farà conoscere una figura realmente esistita: Johanna Van Gogh, cognata del famoso pittore e fautrice del successo postumo di Vincent.
Se volete aggiungervi al nostro gruppo, siete i benvenuti!

Noi ci incontreremo a parlare del libro giovedì 06 luglio, alle ore 20:30, alla libreria Liberalibro.

 

LA VEDOVA VAN GOGH
di Camilo Sànchez

 

 

 

TRAMA:
Cieli, occhi, corvi, girasoli: dovunque giri lo sguardo, Johanna vede dipinti di Van Gogh. Splendono nel buio, la svegliano all'alba; prima del canto degli uccelli, prima dei rumori di Parigi che riparte. La gente non li capisce, non li ama. Li usa come fondi d'armadio, per tappare i buchi del pollaio. Van Gogh si spara al petto e con lui se ne va il fratello Theo, inseparabile anche nella morte. Johanna resta sola con un piccolino nella culla: si chiama
Vincent come suo zio. Lui e i dipinti illuminano il nero che l'ha avvolta. Vedova giovane, torna in Olanda e si prepara a lottare; le hanno insegnato che bisogna dominare il mare per meritarsi la terra. Apre una locanda in campagna, fa arrivare da Parigi i quadri di Van Gogh. Dal soffitto al pavimento, li appende in ogni stanza: è il suo omaggio all'artista che sognava una repubblica del colore, il primo museo segreto. Di giorno Johanna accoglie gli ospiti, cresce suo figlio. Di notte apre la valigetta che per Theo era sacra e si immerge nelle lettere
di Van Gogh. Annota parole, isola passaggi di pura poesia. Le affidano una missione, le indicano la strada. Oltre le porte chiuse, il disprezzo, la selva dei no. Il primo sì è il disegno venduto a un cliente argentino. La prima mostra la ospita all'Aia una donna senza pregiudizi. Poi il vento gira, vengono i buoni incontri, gli incroci fortunati; il tempo corre, vola, le mostre si moltiplicano e Vincent van Gogh entra nella Storia.


192 pagine, 16,00 , Marcos Y Marcos


L’AUTORE:
Camilo Sánchez è nato a Mar del Plata e vive a Buenos Aires. Giornalista e poeta, ha collaborato con le più prestigiose testate argentine – da «Página 12» a «Clarín» a «N=» – sia in qualità di redattore che scrivendo reportage da tutto il mondo. Attualmente dirige «Dang Dai», rivista di scambio culturale tra Argentina e Cina.Guardando un documentario della BBC, è rimasto colpito da un’immagine di Johanna van Gogh-Bonger, citata fuggevolmente come depositaria dei quadri e delle lettere; durante una lunga permanenza a New York, esplorando musei e biblioteche, ha scoperto il suo ruolo fondamentale, mai raccontato, nel difendere dall’oblio l’opera di Van Gogh. Era la storia che Sánchez aspettava per il suo primo romanzo, La vedova Van Gogh: un omaggio al pittore straordinario morto solo, suicida, e alla donna che ha lottato per renderlo, come artista, immortale.

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27 aprile 2017 4 27 /04 /aprile /2017 09:30

La settimana scorsa si è tenuto il primo incontro del bookclub.
Avevamo precedentemente letto Overlove, di Alessandra Minervini, e in data 20 aprile ci siamo trovati per discuterne. È stata un'esperienza molto bella perché abbiamo avuto modo di scambiarci idee e punti di vista relative al libro, e si è instaurato fin da subito un certo feeling, perché i libri, alla fine, servono anche a unire.

Ma il bookclub è solo all'inizio e ora è tempo di una nuova lettura.
Nel mese di maggio leggiamo Svegliare i leoni, di Ayelet Gundar-Goshen.
Ci troveremo il 23 maggio per parlarne insieme e chiunque è benvenuto.

Di seguito qualche informazione sul romanzo.

 

 

TRAMA:
Il dottor Eitan Green è una persona onesta e un ottimo medico, impegnato a salvare vite. Una notte, guidando la sua jeep a tutta velocità nel deserto, investe un uomo, un migrante africano. L’uomo è ferito mortalmente e il dottor Green, preso dal panico, fugge. Questa decisione cambierà la sua esistenza. Il giorno dopo, una donna bella, misteriosa e dalla pelle nera bussa alla porta della casa di Eitan e gli porge il portafoglio perduto nel luogo dell’incidente. La donna lo ricatterà, ma non chiedendo soldi. Lo condurrà invece in luoghi, reali e interiori, che il dottor Green non avrebbe mai immaginato di dover esplorare.

Svegliare i leoni è un romanzo che corre sul filo della suspense, coinvolgendo il lettore in una riflessione sulla fragilità dei princìpi morali, sulla vergogna e sui desideri proibiti che si celano in ognuno di noi; un testo potente, universale e intimo che guarda e fa luce nelle zone nebulose dell’anima ponendoci la domanda pressante: «E tu, che cosa avresti fatto?».

320 pagine, 17,00 €, La Giuntina

 

L’AUTRICE:
Ayelet Gundar-Goshen è nata in Israele nel 1982. Si è laureata in Psicologia clinica all’Università di Tel Aviv. Redattrice per uno dei principali quotidiani israeliani, è attivista del movimento per i diritti civili del suo paese. È anche autrice di sceneggiature che hanno riscosso un grande successo di critica e vari premi, tra cui il Berlin Today Award e il New York City Short Film Festival Award. Il suo primo libro, Una notte soltanto, Markovitch (Giuntina) ha vinto in Israele il premio Sapir e in Italia il premio Adei- Wizo «Adelina Della Pergola». Da Svegliare i leoni sarà prodotta una serie tv dalla NBC.

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13 marzo 2017 1 13 /03 /marzo /2017 14:28

Il bookclub parte ufficialmente e la prima lettura che faremo insieme sarà Overlove, di Alessandra Minervini, LiberAria Editrice.

 

Come funziona?
Semplice. Basterà che tu legga per conto tuo Overlove. Poi, giovedì 20 aprile, alle ore 20:30, ci incontreremo alla libreria Liberalibro per condividere insieme le nostre impressioni sul libro, le idee che ci ha lasciato in testa, ecc.

 


Se decido di partecipare, ho degli obblighi?
No. Il bookclub è completamente gratuito. L'unica spesa che dovrai sostenere sarà l'acquisto del libro, nel caso tu voglia acquistarlo. Tutto il resto è gratuito.
Se parteciperai, inoltre, non sarai obbligato a dire o fare nulla di particolare. Se avrai voglia condividerai con noi i tuoi pensieri, altrimenti potrai semplicemente ascoltare.

L'unica cosa che ti chiediamo è quella, nel caso tu non abbia ancora aderito al bookclub ma intenda partecipare, di farcelo sapere scrivendoci a liberalibro.libreria@gmail.com, in modo che possiamo organizzare la serata nel modo migliore.

 

 

Trama del libro:
Cosa siamo disposti a fare per amore? Tutto, anche lasciarci. Anna sta con Carmine da tre anni. Carmine è sposato e ha una figlia. Anna no. Si prendono e si lasciano diverse volte in un tira e molla di passione e senso di colpa. Carmine è un sofisticato cantautore indipendente che tenta la carriera nazional popolare per sbarcare il lunario. Passa le giornate rinchiuso nel suo studio di registrazione, alternando la fase creativa all'ossessione del controllo del peso. Rancoroso e frustrato, non ha il coraggio di cambiare vita. Fino a quando il cambiamento non glielo serve Anna su un piatto d'argento. Un pegno d'amore. In una Puglia dai colori vivi e velata di un'ironica malinconia, Anna lascia Carmine. Fino al momento prima, niente sembra essere cambiato. Ben presto la mancanza diventa un sentimento ambiguo: non è dolore per qualcosa che non c'è più ma per qualcosa che è avanzato e non è abbastanza. Intorno ai due protagonisti gravita la sgangherata umanità contemporanea: anaffettivi cronici, artisti egocentrici, goffi ipocondriaci, i nuovi ricchi dell'Est europeo e gli ex benestanti italiani minacciati dalla povertà borghese.
La scrittura di Alessandra Minervini procede per sottrazione e frammenti, creando nel lettore un senso di dipendenza. Si perde e si ritrova qualcosa: un amore, una vita, un desiderio, se stessi.

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28 febbraio 2017 2 28 /02 /febbraio /2017 11:28

Continuiamo il nostro percorso volto a far conoscere quegli editori piccoli, ma estremamente meritevoli, che potete trovare in libreria.
Questa volta tocca a NN Editore, una realtà giunta sugli scaffali circa un paio d'anni fa e che si è fin da subito rivelata attenta alla qualità e ai lettori.
Conosciamola meglio attraverso la voce di Eugenia Dubini, la publisher, che si è gentilmente prestata a rispondere alle nostre domande.

 

Avete fondato una casa editrice in un momento di crisi economica e, anche, editoriale. Cosa vi ha spinto a farlo e con quali obiettivi in mente?

Il progetto di NN ha avuto inizio nel 2013 da una chiacchierata con Alberto Ibba, Edoardo Caizzi e Gaia Mazzolini. Tenevamo gli occhi sull’editoria da sempre, non solo per passione, ma anche perché è sempre stato il nostro lavoro, in luoghi e modalità diverse. In quell’anno la crisi, di cui si parlava da tantissimo tempo, era entrata dalla porta principale. Ma vedevamo spazi aprirsi e cambiamenti interessanti profilarsi all’orizzonte.

Per noi, la sfida è nella presenza e nella proposta, nella qualità di entrambe, nella comunicazione possibile, nell’attivazione di un discorso e di una o più comunità (quelle fisiche e non solo quelle immateriali o tecnologiche). Ci sembrava che stesse cambiando qualcosa, si parlava di identità degli editori in via di scomparsa e di lettori inesistenti, ma quello che si stava rivoluzionando, in barba alle profezie di fallimento, era invece la lettura, il modo di leggere, di leggere insieme, di comunicare i libri, di sentirsi lettori. Stavano cambiando i lettori, o meglio la loro identità si stava mettendo in relazione. Come NN, quindi, ci sembrava possibile aprire spazi di comunicazione del libro e delle sue parole che non erano stati ancora sperimentati. Abbiamo avuto fiducia in questa intuizione.

 

Se un lettore dovesse approcciarsi al vostro catalogo per la prima volta, da quali titoli gli consigliereste di iniziare? Inoltre avete fin da subito deciso di non dividere i vostri titoli nelle classiche collane, ma di dividerli in serie. Ci potete spiegare cosa sono queste serie e da dove nasce questa decisione?

Il filo conduttore delle nostre scelte è il racconto del mondo contemporaneo, la ricerca dell’identità nel nostro tempo, la confusione di ruoli che uomini e donne vivono ogni giorno. Fin dalla decisione che il nostro nome sarebbe stato NN (nomen nescio, come nella carta d’identità degli ‘orfani’ di padre), abbiamo voluto dare risalto a questo nodo, a questa confusione in cui siamo immersi.

Il tema dell’identità è il tema della letteratura per eccellenza, ma seguirlo per proporre i libri di NN, al di là dei generi, e della nazionalità degli scrittori, ci sembrava una cosa diversa, un diverso modo di parlare ai lettori. È un percorso di lettura. Ed è un’identità di editore – nulla di nuovo, quindi - che si mette in relazione con un’altra identità, quella del lettore. Ecco in sintesi il discorso. Così abbiamo deciso che questo filo di proposta sarebbe stato un vincolo nella scelta, insieme alla qualità della scrittura, e abbiamo strutturato il catalogo in serie e non in collane, seguendo un filo tematico o un punto di ispirazione comune per comunicare il percorso, anche il nostro, di editori e di lettori.

Questi percorsi partono da Benedizione di Kent Haruf e da Sembrava una felicità di Jenny Offill e passano per tutti i libri, fino a oggi, con Il saltodi Sarah Manguso e Bull Mountain di Brian Panowich in uscita a marzo 2017. In mezzo ci stanno i racconti di Poissant, Panorama di Pincio, il noir di Joseph Incardona e il memoir di Brian Turner e tutti gli altri libri. Sono i lettori che seguono i percorsi suggeriti, o seguono gli autori, o seguono una serie particolare.

 

Almeno per quello che mi è dato da vedere dall'esterno, sembra che NN abbia colpito nel segno fin da subito. Haruf in particolare, ma non solo, ha saputo conquistare molti lettori. Secondo voi è finalmente il momento (storico? Culturale?) giusto per i piccoli editori che sanno osare e puntano sulla qualità?

NN ha avuto un’accoglienza imprevedibile, molto più di quanto sognassimo. Quando ci penso, mi commuovo. Non potevo immaginare proprio tanta affezione alla lettura e ai libri sorgere spontanea e generosa da ogni parte, in tutti i protagonisti di questa nostra avventura, librai, promotori, lettori, traduttori, redattori ecc. Mi sono stupita di quanto appoggio, calore e collaborazione noi si sia stati capaci di attrarre, e questo semplice fatto, incontestabile, mi convince sempre più che si debba fare attenzione a parlare di distacco, di disinteresse, invece che lavorare per chi continua a leggere e ad amare i libri e le parole dovunque queste si trovino.

Haruf è stato il primo autore in cui abbiamo creduto, tanto da comprare subito tutta la trilogia e prima ancora di essere in libreria, anche il suo ultimo libro, Le nostre anime di notte, che nella settimana dell’uscita, il 12 febbraio, è andato in classifica (al primo posto assoluto nelle librerie, al terzo contando anche le vendite nella Gdo). È un risultato eccezionale, frutto di due anni di lavoro durissimo, che ci rende felici.

Ma ci rendono molto fieri anche i risultati di molti altri libri NN, non solo in assoluto ma nel processo, visto che sono risultati tuttora in evoluzione, sono libri su cui noi stiamo ancora lavorando oggi, e con noi i librai, quindi la loro durata in libreria è molto più lunga del normale. E questa è la cosa che più ci riempie di gioia e che torna a confermare il progetto.  

Non credo che sia tanto e solo la qualità dei piccoli editori a fare la differenza, perché la qualità dei libri è per fortuna molto più diffusa di quanto si dica. Quello che cambia, spesso, è la strategia editoriale, cioè la scelta su cosa puntare e come farlo. Oggi è fondamentale per tutti ripensarci. È un momento di cambiamento. E c’è un grande fermento culturale e imprenditoriale di nuovi piccoli e grandi marchi che si affacciano sul mercato. Non solo nell’editoria ma anche nelle librerie.    

 

Siete una casa editrice molto in contatto col vostro pubblico, tramite la rete (facebook, twitter, ma anche una bellissima newsletter e ora anche il blog) ma anche nella realtà, penso ad esempio al lancio di "Le nostre anime di notte" o al ‘documento’ che avete creato a supporto dei gruppi di lettura. Come mai questa scelta? Puro marketing o c'è dell'altro? La presenza costante del lettore può risultare utile?

Quello che cerchiamo di fare è fornire più strumenti possibili per comunicare il libro e informare le scelte di lettura, che sono un momento molto delicato per i lettori. I libri sono tanti, ci sono tanti libri bellissimi.

Se si parla di marketing in editoria la reazione è di rifiuto, una reazione allergica. Ci troviamo quindi spesso davanti a comportamenti opposti e speculari, grandissime operazioni di marketing da un lato e libri abbandonati a se stessi sugli scaffali, dall’altro. Noi intendiamo il marketing per quello che è, cioè lavorare su prodotto, prezzo e comunicazione del libro per farlo arrivare a più persone possibili. Abbiamo lavorato sul prodotto, scegliendo il progetto grafico di Mario Piazza e poi la carta, morbida e naturale, e tenendo conto di peso, caratteri e illustrazioni. Abbiamo lavorato molto sulle copertine, sui testi e sui colori, e in quarta dedichiamo ogni libro a un lettore, che proviamo a descrivere. Pubblichiamo per ogni libro la sua colonna sonora, il songbook, e se abbiamo materiali interessanti legati alla lavorazione (corrispondenza con il traduttore o con l’autore stesso) li condividiamo con i lettori. Nelle pagine finali di ogni libro, da gennaio di quest’anno, metteremo le pagine bianche di NN, che saranno appunto pagine bianche, per gli appunti, oppure pagine di percorsi di lettura all’interno del catalogo, seguendo fili conduttori legati al tema, legati all’autore, oppure legati alla scrittura.

Ragioniamo su tempi di uscita e prezzi, facciamo schede per la promozione più ricche possibili, e cerchiamo di mantenere i programmi, a volte perdendo il sonno, ma solo perché questi piani coinvolgono altri professionisti, come i promotori e i librai che costruiscono le loro proposte anche in base alla nostra comunicazione e tempistica.

Abbiamo costruito un catalogo fatto apposta per i Gruppi di lettura, mentre per ogni libro facciamo cartoline e segnalibri. Talvolta le borse. Ma risparmiamo sul catalogo generale, per adesso, rimandando al sito. E comunichiamo il più possibile, su tutto, sia sui social sia ogni mese con una newsletter. Cerchiamo di raccontare anche un po’ di noi, del lavoro editoriale, delle nostre scelte. Siamo noi stessi lettori, in ogni fase della lavorazione e della comunicazione del libro.

Da poco abbiamo aperto un blog, Sabotino14, che non è un blog letterario ma un ibrido, dove raccontiamo le nostre storie, coinvolgiamo gli autori e i lettori, pubblichiamo schede di lettura e racconti della vita di redazione e tutti i materiali che ruotano attorno ai libri o ai suoi contenuti.

Nel 2017 abbiamo iniziato anche a pubblicare l’oroscopo di ogni libro, ce lo prepara Nicola Lazzari guardando il cielo nel giorno e nell’ora in cui viene confezionata la prima copia di ogni nostra uscita. E, in alcuni casi, abbiamo usato inserzioni pubblicitarie, prima solo sulla radio, poi anche sui giornali, ma non sono mai stati strumenti calati dall’alto, solo azioni di rinforzo di comunicazione su tendenze già in atto, un sostegno al tanto osannato e spontaneo passa parola dei lettori.

 

E, per concludere, un classico: progetti futuri che dovremmo attendere con ansia?

Ci sono progetti in fase di elaborazione, come i corsi NN, e altri progetti più definiti: stiamo per chiudere la squadra di autori della nuova serie di libri, sul modello di Viceversa, che sarà accompagnata da Alessandro Zaccuri. Poi ci sono le fiere, le letture, i progetti con le librerie e i gruppi. Infine, ma non ultimi, ci sono tutti i libri in uscita: la trilogia americana di Tom Drury, di cui uscirà il primo libro, La fine dei vandalismi, ad aprile di quest’anno; In gratitudine di Jenny Diski, i racconti di Megan M. Bergman e quelli di Antonio Franchini. Non proseguo l’elenco, ma questo insieme di cose, corsi, serie, fiere, letture, progetti e libri, sono per noi un unico grande progetto futuro, e ogni tassello ne è un mattone e insieme sono un ponte tra noi e i lettori, un’avventura da vivere e condividere, ogni giorno.

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24 febbraio 2017 5 24 /02 /febbraio /2017 10:11

Bookclub: un gruppo di persone che si incontrano regolarmente per parlare di un libro che hanno letto in precedenza.
 

La lettura è, di norma, un'esperienza solitaria. Ma i libri sanno regalare a chi li legge pensieri, impressioni, riflessioni, e perché no ricordi, che a volte può essere bello condividere con chi ha potuto affrontare quello stesso testo. E le sensazioni suscitate saranno le stesse per tutti? Qualcuno ci vedrà qualcosa di diverso? E se sì, che cosa?


Per scoprire e condividere tutto questo, abbiamo pensato di fondare un bookclub.


Ogni mese, liberamente, ci potremmo trovare per discutere di un libro letto precedentemente. Per vedere cosa ne esce.
L'unica limitazione scelta è che i libri proposti saranno tutti pubblicati esclusivamente da editori indipendenti. Perché? Beh, essenzialmente perché ci piacerebbe far scoprire autori nuovi, italiani e non, o lavori poco conosciuti di autori famosi. Un modo, in somma, per scoprire diversi punti di vista.


Per poter realizzare questo progetto, però, abbiamo bisogno che qualcuno aderisca.
Ti chiediamo quindi, se la cosa potrebbe interessarti, di lasciare alla Libreria Liberalibro (via mail, telefono o social network) i tuoi recapiti, in modo che se raggiungeremo un numero sufficiente, riusciremo a informarti della partenza del bookclub.



Buona lettura!

 

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31 gennaio 2017 2 31 /01 /gennaio /2017 14:39

A Joanne Harris piace tornare sulle sue storie. Le piace andare a trovare vecchi personaggi per vedere come se la stanno passando, cos'è successo alle loro vite. Se c'è qualcosa di nuovo. Perché la vita di un personaggio letterario è esattamente come la vita di una persona vera: continua anche a libro finito.

Ecco allora che in passato abbiamo potuto leggere più avventure di Vianne Rocher, oppure di Loki e delle divinità nordiche. E ora ecco ricomparire Roy Straitley, il vecchio professore di latino di St. Oswald, protagonista, suo malgrado, di quello che potremmo definire il primo thriller psicologico della Harris: "La scuola dei desideri" (che poi è anche uno dei suoi lavori migliori, a mio parere).

 

Si torna dunque a St. Oswald, scuola per studenti maschi, un anno dopo le vicende raccontate nel libro precedente; e anche questa volta ci saranno misteri da svelare, colpevoli da incastrare e innocenti da riscattare.

Con una scrittura davvero magnifica, la Harris, al suo top, ci regala un nuovo giallo appassionante e ben costruito, con i suoi mai scontati colpi di scena che noi lettori affezionati amiamo e ci dimostrano quanto l'autrice sia stata brava a depistarci.

 

Ma "La classe dei misteri" è soprattutto un romanzo sulla scuola. Una scuola che, come la società, sta cambiando in maniera impressionante. Una scuola dove bisogna adattarsi o sparire, dove la tecnologia arriva a scapito delle tradizioni e dove anche i metodi educativi considerati eccellenti fino a poco prima rischiano di crollare.

È questa forte componente scolastica, frutto dell'esperienza della stessa autrice, a rendere infatti unico il romanzo. È impossibile non trovarsi a riflettere sullo stato della nostra scuola, di quella dove siamo andati noi o dove vanno i nostri figli. Così come è impossibile non trovarsi a riflettere su alcuni temi 'caldi' quali l'omofobia e il bullismo, ampiamente trattati in queste pagine.

Sebbene la Harris in questo lavoro ponga l'accento sia su quello che apparentemente risulta sbagliato che su ciò che invece ritiene corretto, è indubbio che lascia anche ampio spazio alla libertà di pensiero di ognuno. Mi sembra però che tra queste pagine lei chieda al suo lettore di pensare, di ragionare per bene su quanto si sta leggendo, e poi di schierarsi. Perché bisogna schierarsi, di questi tempi, bisogna scegliere e accettare le conseguenze delle proprie scelte.

 

"La classe dei msiteri "è insomma un romanzo che pare un thriller, ma che è molto di più.

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15 dicembre 2016 4 15 /12 /dicembre /2016 16:28

 

È da oggi (15 dicembre) nelle sale Miss. Peregrine. La casa dei ragazzi speciali, ultimo film di Tim Burton e con protagonista una sempre splendida Eva Green. La storia, che ruota attorno a un gruppo di ragazzi dai poteri speciali che avranno bisogno dell'aiuto del protagonista Jake per essere salvati, è in verità tratta dal romanzo di Ransom Riggs La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, edito in Italia da Rizzoli e primo di una trilogia.

 

 
Il connubio tra libri e film non si riduce però a questa pellicola. Negli ultimi anni, poi, forse complice l'apparente mancanza di inventiva che spinge Hollywood a puntare sempre più su sequel, reboot e adattamenti, questa accoppiata carta-pellicola si è fatta sempre più vincente. Basti pensare che solo quest'anno sono uscite le trasposizioni di bestseller quali Il piccolo principe, Inferno di Dan Brown e La ragazza del treno, giusto per citarne alcuni. Ma il fenomeno non sembra affatto intenzionato fermarsi e, anzi, nei prossimi mesi saremo letteralmente sommersi da pellicole che hanno il loro cuore nell'industria del libro.
 

Ancor prima di concludere questo 2016 avremo la possibilità di vedere sugli schermi la trasposizione cinematografica de Il GGG, famosissimo romanzo di Roald Dahl pubblicato in Italia da Salani, che racconta della straordinaria, e inusuale, amicizia tra un Grande Gigante Gentile e Sophie, una bambina che crede di essere stata rapita dalla creatura per essere divorata, ma che finirà col diventare sua complice per un grande piano e una grande amicizia.

Il film in live action è diretto da Steven Spielberg e debutterà nei nostri cinema il 30 dicembre.

 
 

Il 6 gennaio, invece, dopo una release limitata il 23 dicembre, approderà nelle sale americane A Monster Calls, pellicola diretta da J. A. Bayona (regista del prossimo Jurassic World 2) e tratta dal romanzo di Patrick Ness, Sette minuti dopo la mezzanotte (edito da Mondadori), che ne cura pure la sceneggiatura. Protagonisti sono un ragazzino di tredici anni, Conor, e un mostro-albero che compare ogni notte sette minuti dopo la mezzanotte in cerca della verità. Inutile dire che non sarà così semplice ottenerla.

Non si sa ancora nulla della release italiana, ma mi auguro venga annunciato qualcosa molto presto; la storia è bellissima e toccante e nel film ci sono attori come Felicity Jones e Sigourney Weaver. Sarebbe un peccato non poterla vedere nelle nostre sale.

 

Sempre a gennaio, il dodici, arriverà Arrival, film con Amy Adams e Jeremy Renner e diretto da Denis Villeneuve. La storia, tratta da un racconto di Ted Chiang contenuto nella raccolta Storie della mia vita, da poco edita da Frassinelli, ruota attorno a una sorta di invasione aliena e al tentativo di fermarla. Ma attenzione, non si tratta del solito sci-fi, qui la chiave di tutto è il linguaggio.

 

Il 23 febbraio sarà invece la volta dell'ennesimo young adult che cerca di trovare una strada per il successo cinematografico raggiunto da saghe come Twilight e Hunger Games. Sto parlando di Fallen, romanzo, sempre facente parte di una saga (una quadrilogia, a voler essere precisi), scritto da Lauren Kate ed edito da noi da Rizzoli, al cui centro c'è una ragazza, anche in questo caso contesa da due pretendenti che si riveleranno essere angeli caduti.

 

La luce sugli oceani, film tratto dall'omonimo romanzo di M. L. Stedman, edito in Italia da Garzanti, con Alicia Vikander e Micheal Fassbender, arriverà nelle nostre sale a marzo.

La storia è ambientata in Australia, subito dopo la fine della prima guerra mondiale. Tom è il guardiano di un faro e Isabel è sua moglie. La loro vita cambia quando trovano, su un'imbarcazione, una bambina e il cadavere di un uomo.

 

Altri due film molto attesi stanno invece ancora aspettando una data di uscita italiana. Sto parlando di due pellicole tratte da storie che portano la firma del re: Stephen King, e quindi indubbiamente molto attese anche da noi dello stivale.

La prima è l'adattamento della saga della Torre Nera e che ha per protagonisti Idris Elba e Matthew McConaughey. Sarà nei cinema americani a partire da febbraio.

La seconda è invece il nuovo adattamento di IT, che sembra verrà mostrato al pubblico americano a partire da settembre e che vede alla regia di Andy Muschietti e il giovane Bill Skarsgard nei panni del diabolico clown Pennywise. Dopo la miniserie di dubbia qualità del 1990, chissà cosa saranno capaci di fare questa volta.

 
Di sicuro, però, c'è che a partire da gennaio approderà su Netflix Una serie di sfortunati eventi, trasposizione della saga di tredici romanzi per ragazzi firmati da Lemony Snicket, Salani, già divenuta film nel 2014, ora una serie televisiva con Neil Patrick Harris nei panni del perfido conte Olaf, un oscuro figuro che cercherà in tutti i modi di impossessarsi dell'eredità dei tre fratelli Baudelaire.
 

Sempre a inizio anno dovrebbe approdare su Starz la serie tv di American Gods, forse il romanzo più famoso di Neil Gaiman, vincitore di un premio Nebula e di un premio Hugo, e che racconta di uno scontro tra antiche e nuove divinità. Chissà quando arriverà in Italia.

 

Insomma, ce n'è per tutti gusti, siate voi amanti dei libri o dei film, e sicuramente qualche nuovo titolo verrà annunciato durante l'anno.

Voi cosa attendete di più?

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