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19 ottobre 2014 7 19 /10 /ottobre /2014 22:07
Colpa delle stelle, John Green: un bestseller con l'anima Un'opera ispirata dall'esperienza di lavoro dell'autore in un ospedale oncologico pediatrico, due adolescenti, una malattia terminale, una storia d'amore impossibile: letti così, sembrano gli ingredienti per un polpettone prevedibile e strappalacrime, una riedizione di Love Story per i ragazzi di oggi che non hanno mai letto il libro o visto il film. In realtà, fin dal principio si può notare come questo romanzo, che poteva essere effettivamente banale e scontato, spiazzi le aspettative del lettore, anche di quello più smaliziato: quante opere per "giovani adulti" conoscete che ricavino il loro titolo da Shakespeare? Nel Giulio Cesare, infatti, Cassio dice a Bruto: ""La colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni." La seconda sorpresa è la voce narrante: Hazel ha sedici anni ed è malata di cancro da quando ne aveva tredici; sa che il farmaco sperimentale che sta assumendo non potrà guarirla ma solo prolungare, non si sa per quanto, la sua esistenza. Quel che è sorprendente è la lucidità della sua prospettiva: Hazel guarda il mondo attorno a lei con grande realismo e ironia, sa essere cinica e anche sarcastica, odia ogni forma di pietismo e di ipocrisia, soprattutto quando si parla della sua malattia. Riesce a scherzare sul modo in cui un malato di cancro viene trattato dagli altri e rifiuta ogni tentativo di illusoria consolazione. La sua voce risulta reale, non artefatta: alcune delle scene più spassose del libro si svolgono durante le sedute del gruppo di supporto che i genitori di Hazel la costringono a frequentare e in cui lei si diverte a contestare a modo sua la prospettiva ottimistica ed entusiastica del coordinatore. Il suo unico vero interesse è un romanzo, la storia di una ragazza malata di cancro, opera unica di un autore, Peter Van Houten, che poi è svanito nel nulla e che Hazel cerca vanamente di contattare. Il lettore però capisce abbastanza velocemente che la corazza che Hazel si è costruita nasconde la sua paura più grande, che non è quella di morire ma di far soffrire chi le sta accanto, a partire dai genitori. Quando la ragazza infatti conosce al gruppo di supporto Gus, che ha subito l'amputazione di una gamba per un osteosarcoma ma ora è in salute, pur essendone attratta cerca di tenerlo a distanza, non volendo neppure iniziare una relazione che, dal suo punto di vista, potrà solo portare dolore e sofferenza. Gus però non solo non demorde, ma riesce a contattare il misterioso Van Houten, che, colpito dalle mail del ragazzo, invita lui ed Hazel ad Amsterdam, dove si è trasferito da tempo. Il viaggio ad Amsterdam è il momento culminante del libro, in cui emozioni e sentimenti vengono rivelati e messi alla prova. Dopo questa esperienza, nulla sarà più come prima per i due protagonisti, che devono fare i conti con l'amore che è nato tra di loro, le rivelazioni legate all'incontro con Van Houten e, naturalmente, con la malattia. Non sveliamo il finale: le lacrime ci sono, ma sono accompagnate da un senso di speranza a dalla consapevolezza che la vita, breve o lunga, vale la pena di essere vissuta, così come i sentimenti meritano di essere provati. é questa capacità di lasciarsi coinvolgere che ci fa sentire vivi, fa capire Gus ad Hazel, e se la malattia ci toglie molte possibilità, ci lascia comunque la libertà di scegliere come possiamo affrontarla, se e in che misura abbandonarci ad una non-vita prima ancora di essere morti o sfruttare anche il poco che ci viene concesso. Le stelle possono decidere il corso della nostra vita, ma il modo in cui percorriamo il cammino è nostro. "Nella vita non possiamo scegliere le nostre ferite, ma possiamo scegliere chi ci ferirà.

Colpa delle stelle, John Green: un bestseller con l'anima Un'opera ispirata dall'esperienza di lavoro dell'autore in un ospedale oncologico pediatrico, due adolescenti, una malattia terminale, una storia d'amore impossibile: letti così, sembrano gli ingredienti per un polpettone prevedibile e strappalacrime, una riedizione di Love Story per i ragazzi di oggi che non hanno mai letto il libro o visto il film. In realtà, fin dal principio si può notare come questo romanzo, che poteva essere effettivamente banale e scontato, spiazzi le aspettative del lettore, anche di quello più smaliziato: quante opere per "giovani adulti" conoscete che ricavino il loro titolo da Shakespeare? Nel Giulio Cesare, infatti, Cassio dice a Bruto: ""La colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni." La seconda sorpresa è la voce narrante: Hazel ha sedici anni ed è malata di cancro da quando ne aveva tredici; sa che il farmaco sperimentale che sta assumendo non potrà guarirla ma solo prolungare, non si sa per quanto, la sua esistenza. Quel che è sorprendente è la lucidità della sua prospettiva: Hazel guarda il mondo attorno a lei con grande realismo e ironia, sa essere cinica e anche sarcastica, odia ogni forma di pietismo e di ipocrisia, soprattutto quando si parla della sua malattia. Riesce a scherzare sul modo in cui un malato di cancro viene trattato dagli altri e rifiuta ogni tentativo di illusoria consolazione. La sua voce risulta reale, non artefatta: alcune delle scene più spassose del libro si svolgono durante le sedute del gruppo di supporto che i genitori di Hazel la costringono a frequentare e in cui lei si diverte a contestare a modo sua la prospettiva ottimistica ed entusiastica del coordinatore. Il suo unico vero interesse è un romanzo, la storia di una ragazza malata di cancro, opera unica di un autore, Peter Van Houten, che poi è svanito nel nulla e che Hazel cerca vanamente di contattare. Il lettore però capisce abbastanza velocemente che la corazza che Hazel si è costruita nasconde la sua paura più grande, che non è quella di morire ma di far soffrire chi le sta accanto, a partire dai genitori. Quando la ragazza infatti conosce al gruppo di supporto Gus, che ha subito l'amputazione di una gamba per un osteosarcoma ma ora è in salute, pur essendone attratta cerca di tenerlo a distanza, non volendo neppure iniziare una relazione che, dal suo punto di vista, potrà solo portare dolore e sofferenza. Gus però non solo non demorde, ma riesce a contattare il misterioso Van Houten, che, colpito dalle mail del ragazzo, invita lui ed Hazel ad Amsterdam, dove si è trasferito da tempo. Il viaggio ad Amsterdam è il momento culminante del libro, in cui emozioni e sentimenti vengono rivelati e messi alla prova. Dopo questa esperienza, nulla sarà più come prima per i due protagonisti, che devono fare i conti con l'amore che è nato tra di loro, le rivelazioni legate all'incontro con Van Houten e, naturalmente, con la malattia. Non sveliamo il finale: le lacrime ci sono, ma sono accompagnate da un senso di speranza a dalla consapevolezza che la vita, breve o lunga, vale la pena di essere vissuta, così come i sentimenti meritano di essere provati. é questa capacità di lasciarsi coinvolgere che ci fa sentire vivi, fa capire Gus ad Hazel, e se la malattia ci toglie molte possibilità, ci lascia comunque la libertà di scegliere come possiamo affrontarla, se e in che misura abbandonarci ad una non-vita prima ancora di essere morti o sfruttare anche il poco che ci viene concesso. Le stelle possono decidere il corso della nostra vita, ma il modo in cui percorriamo il cammino è nostro. "Nella vita non possiamo scegliere le nostre ferite, ma possiamo scegliere chi ci ferirà.

Rizzoli, non solo "Colpa delle stelle"

Rizzoli, non solo "Colpa delle stelle"

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